A Pesaro, precisamente nel quartiere di Pantano, la situazione dovuta ai troppi storni, al loro chiasso e agli escrementi che si depositano su marciapiedi e cortili, ha portato diversi residenti a lamentarsi per la miriade di volatili ritenuti infestanti.
Tra le polemiche per l'esigua possibilità di cacciarli, sul quotidiano Il Resto del Carlino si inserisce il naturalista Massimo Pandolfi, secondo cui la colpa sarebbe dei cacciatori: “si tratterebbe di animali di migrazione – ha dichiarato – che si spostano in città, per colpa dei cacciatori, i quali, cacciandoli nelle zone di campagna, li costringono ad emigrare”. Una dichiarazione così non poteva rimanere senza risposta.
A rispondere ci ha pensato Riccardo Rossi, presidente della comunale Fidc “L'affermazione di Pandolfi – scrive – è debole e scorretta e non fa comprendere il fenomeno in atto. Lo sturnus vulgaris, nella sua parziale evoluzione, da uccello migratore a stanziale trova riparo notturno, da alcuni decenni, nel verde urbano; così come avviene nei canneti alla foce dei fiumi per buona parte dell'anno, anche in tempi di caccia chiusa. Il picco di presenze si raggiunge in questo periodo, ma è un assommarsi di quantità già stabili”.
Aggiunge Rossi sul quotidiano: “per i regolamenti restrittivi, la caccia allo storno - consentita nelle Marche e in altre regioni in deroga, n.d.r.- viene limitata, da settembre a dicembre, in prossimità di colture e nella valle del Foglia è praticata da un numero ristretto di cacciatori”. Semmai quindi sarebbe la caccia la soluzione, se applicata non come mero palliativo, ma come strumento regolatore della specie.