Da oltre una settimana ormai stanno andando in fumo vaste aree boschive del Piemonte e della Lombardia. I roghi, quasi sempre di origine dolosa, sono alimentati dal forte vento e dalla siccita' che imperversa in queste due regioni. Le aree più colpite sono quelle della Valsusa e del territorio di Novalesia, una vasta area boschiva fortunatamente senza abitazioni. A fuoco anche boschi del cuneese e della collina di Torino, dove per altro è stata chiusa la caccia. Bruciano anche importanti aree naturali del comasco, della provincia di Sondrio e di Brescia. Nonostante il duro lavoro dei vigili del Fuoco e dei Canadeir la situazione resta critica, visto che anche i roghi domati tornano a riaccendersi per le raffiche di vento.
In tutta questa tragica situazione, si inserisce come una nota stonata il comunicato nazionale della Lipu, che, rispetto alla situazione piemontese, lancia gravi accuse ai cacciatori, senza circostanziarle: anonimi cacciatori si sarebbero appostati al di fuori della aree percorse dal fuoco per sparare alla fauna in fuga dagli incendi. La carenza di dettagli (non è spiegato dove sarebbero avvenuti i fatti, quanti erano questi presunti bracconieri, chi li ha visti e se ci sono state o meno delle denunce) alimenta i leciti dubbi che si tratti di accuse strumentali, prive di ogni fondamento.
Il comunicato della Lipu si basa infatti sulle dichiarazioni del consigliere Lipu Riccardo Ferrari, il quale nell'augurarsi che i responsabili possano venir assicurati alla giustizia, lancia l'immancabile appello all'amministrazione regionale affinché sospenda la stagione venatoria.
Approfitta anche per evidenziare la mancata piena operatività del nucleo Carabinieri-Forestale nella salvaguardia dell'ambiente. Motivo in più, quindi, per rimboccarsi le maniche e impegnare le proprie forze, da ambientalisti, quali sono alla Lipu, per organizzare squadre antinciendio, come fanno, senza alcun riconoscimento, i cacciatori con i propri volontari.
Invece di vigilare e denunciare coloro che appiccano i roghi, ancora una volta, non si perde occasione per prendersela con la caccia. Forse, ed almeno in parte, anche questo disastro è la testimonianza del fallimento di queste associazioni, animaliste più che ambientaliste, inermi di fronte a queste tragedie annunciate.
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