Come noto, dal 3 novembre fino al 30 novembre la Regione Piemonte ha sospeso la caccia in un’area di oltre 538mila ettari che si estende fra il Cuneese e il Torinese. La cosa, anche questo è risaputo da giorni, è sembrata sproporzionata non solo ai cacciatori ma anche agli agricoltori, che hanno chiesto di salvaguardare il proprio lavoro dai danni delle specie selvatiche problematiche, come il cinghiale.
Qualcosa in questi giorni si è mosso. Nei giorni scorsi, grazie ad un accordo tra il Pd e il centrodestra, la Città Metropolitana ha fatto passare una mozione che impegna la Sindaca a chiedere alla Regione la riapertura della caccia delle specie nocive per l’agricoltura, anche nelle zone colpite dall’emergenza incendi, e "in particolar modo a rivedere le decisioni assunte verso i comprensori alpini, delimitando le sole aree di esclusione, per consentire il completamento dei piani di abbattimento programmati dalla Regione e dei piani di contenimento a tutela dell’ecosistema naturale e dell’economia agricola”.
La Regione però, almeno per ora, non cede. Almeno stando a quanto riferiscono i consiglieri regionali di Sinistra Italiana e Art. 1, Accossato, Grimaldi e Ottria. – “Oggi in commissione Attività produttive l’Assessore, rispondendo alle nostre sollecitazioni, ha espresso il medesimo parere: non c’è alcuna ragione di tornare indietro e mettere nuovamente in pericolo la fauna in quei territori”, dicono i consiglieri.