Tutti d'accordo sul ruolo chiave del cacciatore nella protezione degli ambienti naturali e dell'agricoltura alla tavola rotonda “La gestione del patrimonio vivi-faunistico in Italia: tra piccoli e grandi passi dove siamo e dove arriveremo” organizzata ieri a Roma dalla Fondazione Una.
All’evento hanno partecipato Mauro Libè, consigliere politico di Gian Luca Galletti, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Giampiero Sammuri, presidente Federparchi; Roberto Moncalvo, Presidente Coldiretti; Anna Maria Bernini, vicepresidente del gruppo di Forza Italia al Senato; Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera e coordinatrice lombarda; Marco Donati, Deputato Pd, membro della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo alla Camera dei Deputati; Luciano Rossi, Senatore Alternativa Popolare - Centristi per l’Europa – NCD; Stefano Borghesi, Deputato Lega Nord.
L'incontro è servito per ribadire, a livello istituzionale e politico, il ruolo del cacciatore come garante della biodiversità, rispettoso delle regole dettate dalla comunità scientifica e oppositore del bracconaggio. Una figura che agisce tutto l’anno e non solo nei pochi mesi della stagione venatoria. Una sentinella dei boschi, delle montagne, un attento osservatore dei mutamenti e dei rischi della natura (incendi, inondazioni, smottamenti, etc…) che segnala preventivamente eventuali problematiche alle autorità competenti. Lo svolgimento dell’attività venatoria va quindi di pari passo con la tutela dell’ambiente e la gestione del territorio, condivisa con altri importanti stakeholder nazionali.
Secondo UNA e gli intervenuti, solo il reciproco spogliarsi del ruolo autoreferenziale di protettore esclusivo della natura può davvero rappresentare la chiave di volta nella collaborazione proficua tra ambientalisti, agricoltori e cacciatori. Una sinergia che sta già generando progetti concreti sul territorio. Come Selvatici e buoni, un progetto di valorizzazione della carne di selvaggina, alimento che in Italia non produce reddito e lavoro a causa dell’assenza di una filiera tracciata della carne. Il percorso del prodotto, dal bosco alla tavola, deve essere invece monitorato minuziosamente attraverso il lavoro costante di professionisti del settore. In questo senso UNA si avvale della collaborazione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, e del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, già in corso nel territorio bergamasco e si estenderà nei prossimi mesi in altre zone d’Italia.
Il riconoscimento al ruolo dei cacciatori è arrivato anche dal mondo dei Parchi, dove i cacciatori già operano in diversi protetti di gestione della fauna. Federparchi, che ha sottoscritto un protocollo di collaborazione con UNA, ha evidenziato la necessità di approvare entro la fine della legislatura la Riforma della 394, anche per mettere in pratica le nuove forme di gestione della fauna ed evitare dunque i continui contenziosi animalisti al Tar. Mauro Libè, in nome del Ministero dell'Ambiente, ha detto che i cacciatori sono una risorsa necessaria e insostituibile per presidiare il territorio. I deputati e i senatori presenti hanno ribadito tutti questi concetti. In particolare Maria Stella Gelmini, bresciana e da sempre amica dei cacciatori, ha detto di "comprendere la preoccupazione e la sensibilità per la presenza di movimenti animalisti e ambientalisti anche nel centrodestra. Ma anche che “questo arricchisce e può aiutare a unire. Purché non ci sia la marginalizzazione e l'atteggiamento vessatorio verso la caccia".