Ha fatto scalpore la dichiarazione rilasciata al sito Ecoaltomolise.net da Angelo Pessolano, presidente di Arcicaccia Chieti, che a commento della posizione filo animalista del fotografo naturalista Dario Rapino, secondo cui per ridurre il numero dei cinghiali basterebbe abolire la caccia, ha sostenuto che "è vero: più se ne abbattono più le femmine si riprodurranno, in particolare con la caccia in braccata con la quale non si riescono a selezionare i capi da abbattere". Il che, comprensibilmente, ha fatto infuriare i cinghialai di mezza Italia sui vari gruppi facebook, tanto che a smentire la posizione di Pessolano è intervenuto direttamente il Presidente nazionale Arcicaccia Sergio Sorrentino.
“La posizione dell’Arci Caccia sulla caccia al cinghiale è una ed una sola. Quella che abbiamo affermato nei documenti e con forza in mille occasioni: La caccia al cinghiale si fa in braccata!!! La forma di caccia a cui sono legate le nostre tradizioni e che è l’unica in grado di garantire con più efficacia quel controllo della consistenza della specie, indispensabile per la tutela dell’agricoltura. Tutte le altre forme sono solo in grado di tamponare qualche emergenza momentanea o qualche situazione in cui non si può intervenire in altro modo o organizzare in tempo reale la braccata".
E questa, precisa la nota, "è la posizione dell’associazione, valida dalle Alpi alla Sicilia e quindi anche in Abruzzo. La selezione è altro, è un intervento mirato straordinario dove la braccata non riesce a intervenire, come è noto ai cacciatori, alle squadre".
Dal canto suo, Pessolano, che da anni si batte per portare nelle sue zone la caccia di selezione al suide, ha tenuto a precisare che "nessuno di noi tanto meno l'arci caccia é contrario all'utilizzo della caccia in braccata anzi.. riteniamo e ritengo che sia indispensabile onde ottenere maggiori risultati modificare la metodica di abbattimento dove possibile controllare gli abbattimenti cercando di non abbattere le femmine capobranco e i maschi per i motivi espressi nell'articolo che trovano anche conferma scientifica". Quindi, secondo lui, "le squadre dovrebbero concentrare gli abbattimenti sui rossi e sui giovani sub adulti maschi e femmine al fine di realizzare un vero controllo della specie sarebbe ormai indispensabile prolungare il periodo di caccia in braccata da settembre a tutto gennaio superando il limite dei 100 giorni".
"La selezione poi e il selecontrollo a seguire - continua Pessolano - per proseguire con gli abbattimenti mirati a seguito di censimento in particolare nelle aree precluse alla caccia al fine di ottenere un miglior controllo della specie e dei gruppi di animali presenti nel territorio riportandoli ad un numero sostenibile" .