La nuova legge sulla caccia della Puglia contiene delle novità importanti, intervenendo sui confini degli Atc e commissariando di fatto quelli esistenti (ora provinciali) in attesa delle perimetrazioni con apposito regolamento entro sei mesi e disciplinando in maniera restrittiva l'ingresso dei cacciatori provenienti da fuori regione.
In adeguamento alle ultime direttive del governo, diventa più difficile diventare guardie volontarie (sarà necessario superare un corso di formazione), mentre la vigilanza verrà affidata di norma al personale regionale. L'accesso agli ambiti è riformato in base ai parametri stabiliti dalla legge 157/92. Per i fuori regione è previsto il limite di 15 giornate e un incremento delle quote di iscrizione: pagheranno fino a sei volte di più dei residenti. La tassa per l’abilitazione venatoria passa a 50 euro.
Rivisto anche il funzionamento del Comitato tecnico regionale faunistico-venatorio, in cui siedono anche tre consiglieri regionali, che ha competenze consultive importanti sulla regolazione dell’attività. Per evitare la prevalenza del voto dei cacciatori (che erano maggioranza) su quello delle associazioni ambientaliste, i voti sono stati normalizzati per categoria (ma i Consiglieri regionali mantengono un voto a testa). La partecipazione al comitato prevede un gettone di presenza da 60 euro, ma è incompatibile con la presenza nei comitati di gestione degli Atc.
A volere questa riforma è stato soprattutto il Pesidente della IV Commissione e consigliere regionale del Pd, Donato Pentassuglia, che commenta. “Oggi dopo 19 anni abbiamo sfatato quello che per questa Regione era diventato un tabù: approvare una legge sulla caccia che tenesse insieme gli interessi degli agricoltori, animalisti e cacciatori, ma che tutelasse anche l'ambiente, che regolasse vincoli e attività venatoria. Un lungo e rigoroso lavoro di due anni nella Commissione da me presieduta, che mi ha visto insieme al collega Gatta autore di una proposta di legge che poi ha trovato compimento nel disegno di legge presentato dalla Giunta regionale a conferma che esisteva una volontà politico-amministrativa di regolare e recepire le direttive europee e adeguarla alla normativa nazionale, la n. 157 del 1992. Sono molto soddisfatto, a conferma che tenacia e caparbietà pagano se si lavora tutti insieme non a fini ideologici o di propaganda assumendo posizioni estremiste, e di questo va dato atto a tutte le opposizioni che seppure su posizioni diverse hanno contribuito a rendere questa una legge che è riduttivo chiamare "legge sulla caccia". Si tratta di 58 articoli che migliorano la qualità dell'ambiente e tutelano la salute degli animali, non criminalizzando i cacciatori. Ora resta da completare l'opera redigendo subito un regolamento attuativo che recepisca i comportamenti fattuali di chi è chiamato in causa dalla legge stessa, ma non meno importante è il Piano Faunistico Venatorio che deve trovare, spero, stesso impegno e collaborazione di tutti: governo, maggioranza e opposizione”.