Il giornalista Francesco Bottone, sul quotidiano l'Eco dell'Alto Molise e Vastese, torna in questi giorni sulla trasmissione Indovina chi viene dopo cena di Rai3, criticando un particolare della puntata contro la caccia. Bottone, che è anche un cacciatore, affronta il problema delle catture da parte dei Parchi, mettendo in evidenza le contraddizioni emerse da uno spezzone di filmato, in cui viene mostrata come alternativa incruenta l'operazione di cattura di alcuni cinghiali in un'area vietata alla caccia. Secondo il giornalista in quel filmato emergono dei maltrattamenti.
“Anche il più fanatico animalista dovrà ammettere, infatti, che i metodi utilizzati all’interno dei Parchi e ripresi dalle telecamere, cioè la cattura con gabbie e il successivo trasporto al macello, rappresentano qualcosa di molto simile ad un maltrattamento animale" scrive.
"Quelle immagini, infatti, - continua Bottone - sembrano contraddire quello che viene ripetuto pubblicamente dai vari tecnici, stipendiati dai Parchi, in merito alle catture. I cinghiali appaiono stressatissimi, terrorizzati per la cattura. Basta riguardare il video per vedere chiaramente che i cinghiali catturati non sono affatto tranquilli, anzi, si dimenano e spesso si feriscono nel tentativo disperato e vano di liberarsi. Basterebbe rilevare nell’animale catturato il cortisolo o le endorfine per verificare il livello di stress raggiunto. Una pratica sicuramente in contrasto con la normativa sul benessere animale”.
Secondo Bottone, tra l’altro in quel filmato si raggiunge il massimo del paradosso quando vengono liberati piccoli. "Anche il più scalcinato e sprovveduto tecnico faunistico sa che sono proprio i piccoli, i cosiddetti classe zero, a fare maggiori danni alle colture agricole, perché mangiano di più e si muovono di più. Liberare i piccoli è allora un non senso dal punto di vista della gestione faunistico-venatoria, è un errore scientifico che contribuisce a destrutturare la popolazione di cinghiali e ad amplificare i danni alle colture. Sempre nel video si vede che una scrofa viene inseguita da un veicolo a motore nel tentativo di farla scappare dopo che i suoi figli sono stati catturati".
"Inoltre - continua l'articolo - il cinghiale ha una struttura sociale ben organizzata e vive in gruppo, la separazione degli individui è già una forte fonte di stress. Insomma, altro che metodi incruenti, non stressanti ed etici di contenimento della specie cinghiale. Sono metodi ipocriti quelli messi in atto nei Parchi: se le catture, fatte in quel modo come mostrato in video, venissero praticate al di fuori di un Parco sarebbero additate come maltrattamenti verso gli animali e scatenerebbero le ire degli animalisti. Siccome però quei metodi sono utilizzati da un ente Parco vanno bene. Pura ipocrisia, visto che poi quegli animali finiscono macellati, venduti e mangiati. Ma se non si vede il sangue va tutto bene per gli animalisti…".