I fatti di cronaca del mese di novembre 2017, legati alla distruzione di alcuni capanni di caccia e alla liberazione dei richiami vivi, hanno lasciato nel mondo venatorio tanta rabbia e anche paura per atti vigliacchi, compiuti contro persone a volte pure anziane e comunque impossibilitate a reagire in alcun modo, pena la non remota possibilità di perdita del porto d’armi. Gli autori sono personaggi senza scrupoli, devoti alla causa animalista (base di quel nuovo Partito politico che lascia molte perplessità nella gente di buon senso) che, oltre alla distruzione di capanni e al disturbo di un’attività sancita dalla legge, liberano animali non in grado di cibarsi se non in cattività favorendone la morte, soprattutto d’inverno, ossia favorendo un finale in totale antitesi con la loro mission.
Anche sul web, soprattutto su alcuni gruppi Facebook, si è esaltato l’atto compiuto, in realtà un reato bello e buono. Questo andazzo deve terminare e infatti le Forze dell’Ordine (Carabinieri in primis) se ne stanno occupando in modo concreto e certamente le indagini in atto daranno i loro frutti (sembra pure nel recuperare alcuni numeri di targhe di veicoli presenti in zona durante i fatti), come è già avvenuto con i manifestanti (piccoli gruppi di dieci persone) durante le fiere venatorie di agosto e settembre, identificati dopo una paziente opera investigativa. Occorre solo mantenere la calma e attendere il corso giudiziario.
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