"Gli agricoltori denunciano i danni provocati dai cinghiali e chiedono interventi? I sindaci lamentano la necessità di agire subito con le squadre addestrate a Brescia, istruite e qualificate dalla Polizia provinciale, per abbattere gli ungulati? Allora si rechino in Prefettura, presentino le loro denunce e le istanze e il Prefetto emani un decreto o quanto altro ritiene corretto e riconosca la nostra funzione pubblica". E' quanto dichiara sul Giornale di Brescia il Presidente di Fidc Brescia Marco Bruni.
"Altrimenti - spiega Bruni - noi cacciatori di Federcaccia non imbracceremo più un fucile sino alla prossima apertura della stagione venatoria, ovvero a metà settembre. A quella data potrebbe tornare legale per noi portare un fucile da caccia, ma senza un atto chiaro di riconoscimento della nostra funzione ora raccomando ai miei iscritti di non esporsi a possibili denunce".
Il rischio è reale, purtroppo. "I capisquadra della Polizia provinciale sono stati interrogati dai Carabinieri Forestali e oggetto di indagini da parte dell'autorità giudiziaria, ipotizzando di fatto che l'abbattimento degli animali infestanti non sia stato svolto in modo incruento o, peggio, con porto abusivo dei fucili fuori dalle giornate canoniche di prelievo venatorio. I colloqui con i Carabinieri Forestali sono stati svolti con una delega di polizia giudiziaria per informazioni che afferiscono ad un fascicolo già aperto", spiega ancora Bruni sul quotidiano.
Il che significa che per un servizio reso gratis alla comunità, fa notare Bruni, si rischia di finire nelle maglie della giustizia. Dalla Fidc precisano anche che "non siamo in grado di affrontare tutti i procedimenti penali che ne potrebbero scaturire" e che "quindi è meglio che i nostri cacciatori ripongano le armi e aspettino che il Prefetto, come ha incontrato gli animalisti, ascolti anche le ragioni dei volontari tra le file dei cacciatori".
La conferma, sempre sul quotidiano bresciano, viene anche da Diego Peli, consigliere delegato della Procincia con delega alla Polizia. "In materia è la Regione Lombardia competente alla funzione di tutela dell'amito venatorio e della selvaggina. Giovedì abbiamo ricevuto da Milano una lettera di risposta alle nostre sollecitazioni in cui gli uffici regionali ribadiscono la loro esclusiva competenza, rimarcando la totale autonomia su quando, come e dove agire per contenere i selvatici. Quindi loro sono competenti, noi delegati. Ma la magistratura indaga i nostri uomini: è un cortocircuito istituzionale. La parola passa davvero al Prefetto".