"Tutte le attività svolte in funzione del controllo della fauna selvatica, anche tramite abbattimento, non sono configurabili come esercizio dell'attività venatoria. Pertanto le limitazioni previste per l'esercizio dell'attività venatoria, tra cui il silenzio venatorio nelle giornate di martedi e venerdi, non sono concernenti le attività di contenimento".
E' quanto sostiene l'assessorato regionale alle politiche agricole ed alla caccia, in merito alla notizia, apparsa sulla stampa locale, della denuncia dal parte del WWF di 60 persone che stavano effettuando battute al cinghiale in Umbria. Tra i compiti specificatamente assegnati alle Regioni – afferma una nota dell'assessorato - vi è il controllo della fauna selvatica al fine di tutelare le produzioni zoo-agro-forestali. L'attività di controllo esercitate ai sensi dell'art. 19 della legge 157/92 non possono essere considerate attività venatoria in quanto, anche nella stessa norma, si riconosce che tali controlli possono essere effettuati pure all'interno di zone vietate alla caccia. I piani di contenimento vengono altresì attuati fuori della stagione venatoria ed in orari diversi da quelli previsti per la caccia. Ugualmente anche la legge 394/1991 "Legge quadro sulle aree protette" prevede che nei Parchi, ove l'attività venatoria è vietata, possano essere effettuati abbattimenti selettivi per ricomporre squilibri ecologici. Si evince quindi che tutte le attività svolte in funzione del controllo della fauna selvatica, anche tramite abbattimento, non possono essere considerate come esercizio dell'attività venatoria e dunque le limitazioni previste per l'esercizio dell'attività venatoria, tra cui il silenzio venatorio nelle giornate di martedì e venerdì, non sono applicabili alle attività di contenimento; tale principio è verificato ad esempio nei piani di controllo con abbattimento della specie cinghiale che vengono effettuati nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini sotto il diretto controllo dei Carabinieri Forestali e che prevedono lo svolgimento degli abbattimenti dal lunedì al venerdì. L'assessorato regionale sottolinea come questi atteggiamenti del WWF, attraverso l'attività impropria delle proprie guardie, creano soltanto terrorismo psicologico tra gli operatori impegnati nelle azioni di contenimento del cinghiale che ormai sta diventando un problema anche all'interno dei centri abitati delle città dell'Umbria, come peraltro gli stessi organi di informazione hanno evidenziato addirittura per la città di Perugia.
L'assessorato alle politiche agricole infine ha annunciato di aver richiesto un incontro urgente con il Prefetto di Perugia perché vengano prese tutte le iniziative necessarie per permettere ai cacciatori di attuare quanto disposto dalla Regione per contribuire al contenimento dei cinghiali in Umbria e svolgere dunque con tranquillità il proprio compito, osservando scrupolosamente le leggi, i regolamenti e le delibere nazionali e regionali che disciplinano il settore.