Negli scorsi giorni Anlc Toscana ha inviato una lettera all'Assessore Remaschi. Nello scritto viene esplicitato il malcontento dei cacciatori per la gestione della caccia toscana.
A partire dalla pluri dibattuta questione cinghiale. "Fino a pochi anni fa per andare a fare i contenimenti bastava avere il porto d'armi, poi è venuto l'art 37, dopo l'abilitazione per la girata, poi l'abilitazione alla selezione, la specializzazione dei cani per cinghiale ed ora un ulteriore corso di aggiornamento per il controllo del cinghiale dentro le riserve naturali". Eccessivo, secondo Anlc, soprattutto se si considera o che in Toscana la caccia al cinghiale è praticata da quasi 30.000 cacciatori. Difficile dunque poter abilitare tutti con corsi destinati a 50 persone per provincia. "Non si rende conto che in questo modo Lei va contro a quella socialità che rende noi cacciatori tutti uguali, andando a creare un gruppo di privilegiati che altro non porterà scompiglio tra la famiglia dei cacciatori?" scrive Anlc Toscana.
"Lei continua ad essere sordo alle richieste del mondo venatorio" tuona l'associazione regionale facendo riferimento alle richieste avanzate. Per esempio un periodo di fermo biologico per la caccia di selezione e periodi per sesso e classe di età, o la modifica del protocollo tra Regione Toscana ed ENCI per i cani specializzati su cinghiale. "Le erano state chieste regole chiare per i tempi di intervento, perché troppo spesso c'è chi per effettuare i 5 interventi ci mette 3 giorni e chi purtroppo 15. Accorciare i tempi di intervento, affidando anche il N.U.I. a più articoli 51, snellire la burocrazia per essere più celeri nel dare una risposta al mondo agricolo".
"Se i cacciatori del cinghiale sono arrabbiati quelli che praticano la caccia alla selvaggina stanziale, lepre e fagiano, lo sono, a ragione, molto di più - continua la lettera - . La Toscana, un tempo considerata la Regione di eccellenza per l'arte venatoria, oggi è quasi diventata una landa desolata. Lo scorso anno per colpa dell'introduzione del centro di committenza unico, però inesistente, non furono praticamente fatti lanci di selvaggina, ora a distanza di un anno, con gli ATC che dovrebbero già indire le gare per l'acquisto, niente, ancora inesistente".
Continua ancora la missiva: "il caos normativo che regna negli ATC, oltre a paralizzare tutta la gestione venatoria, ha spinto i presidenti degli ATC a scriverLe una lettera di protesta che già si vocifera sia l'anticamera delle dimissioni. Da quando la competenza della Caccia è passata dalle Province alle Regioni, stiamo andando di male in peggio, stiamo andando verso la distruzione sociale ed economica di un indotto che riguarda migliaia di persone". "Questo modo di operare della Regione - conclude la lettera - , sta portando alla distruzione la cultura e la tradizione atavica dell'attività venatoria".