"La rinnovata unità nazionale nella "cabina di regia" fra tutte le Associazioni Venatorie riconosciute va bene, ma non è sufficiente" è quanto si legge in un comunicato sugli esiti del consiglio regionale dell'Arci Caccia Veneto svoltosi sabato 27 Gennaio.
"L'Arci Caccia non è "cinghia di trasmissione" di alcun partito - continua il comunicato - , lascia libertà di voto ai propri associati e quindi rimarca la propria autonomia da tutti i movimenti politici, ma da associazione di massa e non minoritaria non è indifferente alla politica. La relazione con essa, vista la nostra appartenenza alla "grande famiglia" ARCI che parte dal riconoscimento della Carta Costituzionale come fondamento della nostra democrazia, prima e dopo il voto, sia a livello nazionale che Regionale, deve continuare e portare " frutti" alla nostra passione".
Infine si sono toccati i punti critici della nostra Regione. Il Piano Faunistico Regionale, "come purtroppo sapevamo tranne sorprese dell'ultima ora, sarà di nuovo prorogato", "la gestione delle competenze tra Provincia e Regione", la "mobilità venatoria bocciata in toto dalla Corte Costituzionale, poi ripresentata, ma va regolamentata"; le nuove regole per i comitati di gestione degli ATC e dei CA/Riserve Alpine, finanziamento delle associazioni; l'assenza della caccia in deroga.
Tra le proposte di Arcicaccia, in estrema sintesi, l'orientamento nel chiedere il rispetto della legge 50 del 1993, nella nuova proroga di PFV ed il rinnovo dei comitati di gestione. Arci Caccia si dice poi disponibile a collaborare per una mobilità venatoria a norma di legge, infine, "sulle deroghe abbiamo chiesto una parola definitiva, basta slogan".