A seguito di singolari affermazioni pubblicate sull'Eco di Bergamo, che accusano i cacciatori di favorire la presenza dei cinghiali ostacolandone il contenimento, il Presidente Provinciale di Federcaccia Bergamo Lorenzo Bertacchi ha invitato tutti i propri iscritti ad astenersi da ogni intervento di controllo.
Nell'articolo un veterinario, il Dott. Frosio, accusa i cacciatori di aver posizionato un pasturatore per allevare i cinghiali. "In realtà - scrive Bertacchi - è un metodo usato dalla guardie provinciali per tener lontani i cinghiali dalle colture e per avere più possibilità di abbatterli, e di certo non comporta una crescita della specie: una manciata di mais non incide minimamente sulla sopravvivenza della specie".
Nell'articolo altre inesattezze non verificate, ovvero che nelle battute di caccia al cinghiale siano stati abbattuti solo maschi, come da dichiarazione di un altro veterinario, il Dott. Consoli, per altro cacciatore. "Poteva richiedere al Compresorio Alpino di Caccia Prealpi Bergamasche i dati degli abbattimenti e dei rilievi biometrici. Avrebbe così appreso che in attività di caccia sono stati abbattuti 530 cinghiali, di cui 270 maschi e 260 femmine, avrebbe potuto approfondire che nella seconda classe d’età, quella che si avvia alla riproduzione, sono state abbattute 103 femmine contro 76 maschi".
"Alla luce di quanto sopra - scrive Bertacchi - Federcaccia non può che dirsi stufa e contrariata della mancanza di obiettività sul lavoro di contenimento effettuata in sede di caccia e di controllo da parte dei cacciatori e pertanto invita tutti i propri iscritti ad astenersi da ogni intervento di controllo. Ciò anche alla luce del fatto che, a fronte delle ultime interpretazioni della legge nazionale, i cacciatori, anche muniti di apposita qualifica di operatori faunistici autorizzati dalla Provincia e dalla Regione, non potrebbero coadiuvare la polizia provinciale nel controllo del cinghiale. Pertanto come Federazione riteniamo inaccettabile che i nostri iscritti partecipino quali volontari all’espletamento di un servizio pubblico da cui può discendere per loro una denuncia penale, con rischio di sospensione del porto d’armi".
"Da ultimo sin da questo articolo procederemo legalmente contro ogni illazione diffamatoria mossa nei confronti dei cacciatori - chiude il rappresentante Fidc -, sia con riferimento alle asserite immissioni di “cuccioli di cinghiale” sia con riferimento alle illazioni circa il mancato abbattimento delle femmine preordinato a far crescere la specie da contenere, siano le stesse da imputarsi al giornale o a virgolettati avventati".