Tanti cacciatori hanno aderito al nostro appello e deciso di metterci la faccia per rivendicare il loro ruolo attivo e costruttivo nella società e per evidenziare quali sono in realtà i veri problemi dell'ambiente. Come ogni giorno ve ne presentiamo altri 5. I cacciatori di oggi sono Cristina Ceschel, Sonia Romanelli, Nicola Bassi, Francesco Turco e Marco Fasoli.
Cristina Ceschel, di Pordenone, è una vera appassionata di caccia. Ma, ricorda, "cacciare non è solo riempire il carniere". La gestione faunistica applicata, sostiene Cristina, dimostra la grande utilità che può avere l'attività venatoria. E se la selvaggina nobile manca, forse - ci ricordava ai tempi della sua presentazione su questo sito - è perchè a prendersi cura dell'ambiente sono rimasti praticamente solo i cacciatori. Anche Sonia Romanelli è una cacciatrice appassionata. Per lei - ma anche per Cristina, entrambe hanno mariti cacciatori, la caccia è famiglia, buona tavola e condivisione, prima di tutto. Lo sa bene Francesco Turco, che da cacciatore ma soprattutto da nutrizionista specializzato, conosce nei dettagli i valori nutritivi di questa preziosa risorsa. Nicola Bassi, laureato in scienze faunistiche, ci ricorda invece che "in molti paesi europei in cui vi è un approccio meno strumentale e più tecnico all’argomento caccia, l’attività venatoria è considerata una risorsa e non un peso per l’ambiente". Grazie alla caccia, poi, si studiano specie che altrimenti sarebbero dimenticate. E si mantengono habitat (quelli umidi in particolare) che sono sempre più rari, ma che permettono di avere ancora una buona biodiversità. Anche Marco Fasoli che si sta specializzando in scienze agrarie e faunistiche, ricorda che i problemi dell'ambiente sono ben altri. "Il lago di Garda, dove caccio le anatre - afferma - negli ultimi anni è cambiato molto, il canneto sta scomparendo a causa dell'inquinamento e dal cemento che deturpa le rive, il forte turismo che disturba molto la fauna. La campagna invece è ipersfruttata, tutti i contadini ormai fanno due cicli in un anno, per non parlare dei trattamenti con fitofarmaci e altri prodotti chimici".
La caccia è quotidianamente sotto attacco. Una folla di millantatori, spesso prezzolati, si affannano a riempire tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa e i social network di una infinità di baggianate (oggi rinominate fakenews) che danneggiano ingiustamente l'immagine della caccia e dei cacciatori.
Siamo tutti gente per bene, impegnata nella società. Lavoratori, professionisti, studenti, pensionati; giovani, donne, anziani. Tutti acccomunati da una stessa passione. Abbiamo una licenza di caccia. Che significa che siamo incensurati. In un momento come questo, dove si sta per decidere il nostro futuro almeno per i prossimi cinque anni, è importante fare di tutto per ristabilire un minimo di verità. Bisogna reagire, contestare le accuse. Dobbiamo metterci la faccia, come fanno questi altri cinque amici, ai quali quotidianamente ne seguiranno altri.
Cosa possiamo fare? Parliamone con parenti ed amici, vicini di casa e personaggi che possano avere influenza in un contesto più ampio e diffuso. Pochi concetti e semplici per conquistarne o accrescere la simpatia. Un passa parola allargato, chiedendo ai nostri dirigenti locali di adoperarsi per proporre anche messaggi pubblicitari sulla stampa locale e sul web.
Ecco alcuni concetti che possono essere dettagliati zona per zona, ampliati e arricchiti con ulteriori considerazioni tratte dall'esperienza sui singoli territori.
Migratoria. Nessun rischio dalla caccia. Il benessere dellle popolazioni di uccelli migratori si salva grazie alla caccia. Che in ogni caso non può essere indicata come responsabile di eventuali diminuzioni. Un terzo del nostro del territorio è interdetto all'attività venatoria. Un'immensa incontestabile area rifugio. Se qualche specie risultasse in sofferenza, le cause dovrebbero essere da ricercate altrove. Negli ultimi 100anni sono scomparsi il novanta per cento delle zone umide italiane. Le uniche residue sono in salvo grazie ai cacciatori. I piccoli uccelli granivori non sono oggetto di caccia almeno da trent'anni. Che fine hanno fatto? Perchè gli ambientalisti tacciono?
I veri ambientalisti siamo noi. Negli ultimi 50anni abbiamo perso un terzo del territorio agricolo e forestale. Il bosco è abbandonato. Siamo noi cacciatori che recuperiamo i sentieri e curiamo il sottobosco. Salviamo le zone palustri. Conserviamo le tradizioni della nostra civiltà contadina. Siamo un forte presidio del territorio. Collaboriamo con la Protezione Civile con decine di migliaia di volontari. Creiamo ambiente per il passo, la sosta e lo svernamento dei migratori.
E per l'operazione simpatia: organizziamo incontri conviviali. Non c'è miglior modo di convincere uno scettico, se non invitandolo a una cena di caccia. Carne sana, nutriente, buona tavola, amicizia e convivialità faranno la differenza.