Il Parco dell'Arcipelago toscano sta formando operatori specializzati (cacciatori) che parteciperanno all’eradicazione di fagiani e pernici ibride (alectoris, una pernice incrociata con la coturnice orientale) all’isola di Pianosa.
L'operazione è compresa nel progetto Resto con life, cofinanziato dall'Ue. Le due specie, importate a partire dal 1800 per scopi venatori, sono considerate alloctone. L'obbiettivo è dunque il miglioramento dello stato di conservazione delle specie rare dell'arcipelago, uccelli marini e avifauna nidificante della macchia mediterranea. L'isola, si legge nel progetto, ospita popolazioni nidificanti di specie ornitiche di interesse comunitario, quali averla piccola, succiacapre, calandrella, berta maggiore e gabbiano corso ed è un'importantissima area di sosta per gli uccelli migratori. L'intervento sugli ibridi di pernice ha inoltre una specifica finalità conservazionistica rivolta alla Pernice rossa, specie a cui è dedicata un’ulteriore azione compresa nel medesimo progetto LIFE, che prevede l’immissione nel territorio isolano di alcune coppie di Pernice rossa prelevate dall’isola d’Elba.
Su indicazione dell'Ispra il protocollo di eradicazione, partito sulla carta ad autunno 2016 (fino alla primavera 2017), prevedeva la cattura con le gabbie e, qualora l’intervento di cattura non fosse risultato totalmente risolutivo, abbattimenti tramite arma da fuoco da parte di operatori autorizzati (selecontrollori volontari abilitati dal Parco).
Secondo il protocollo i fagiani catturati avrebbero dovuto essere destinati ad un'ampia zona recintata in attesa del loro trasferimento lontano dall'isola. Il documento parlava anche di consegna dei capi agli Atc che ne avrebbero fatto richiesta, privilegiando quelli che hanno collaborato alle attività di cattura della lepre europea (sempre parte del progetto life). Con il vincolo di poterli liberare solo in altre zone protette o interdette alla caccia. Mentre per le pernici ibride, per scongiurare rischi di inquinamento genetico, si prevedeva il divieto di ripopolamenti in altri ambiti territoriali. Quelle che non possono essere ospitate presso i centri di recupero, secondo il protocollo life devono essere soppresse.
La formazione di selecontrollori di questi giorni, è stata criticata aspramente dall'Arci Caccia di Livorno e vista come un passo indietro sulle catture. “Questa operazione necessitava almeno di un confronto - scrive Arci Caccia - per verificare altre soluzioni tecniche percorribili per raggiungere lo scopo prefissato dall’ Ente Parco". "La cattura, per il ripopolamento, per noi è la prima soluzione da previlegiare". Arci Caccia Livorno ha chiesto ai propri soci, anche se hanno partecipato ai corsi a pagamento organizzati dall’Ente Parco, di non partecipare agli abbattimenti, "convinti da sempre che la gestione del territorio passa anche da momenti di confronto, collaborazione e approfondimento con tutti i soggetti che il territorio lo vivono, lo lavorano e lo godono. L’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano ha dimenticato questi passaggi!".