Emilio Petricci, imprenditore, Andrea De Battista, carpentiere, Mirco Cerretti, manutentore, Barbara Stagni Campi, libera professionista, Mattia Siri, studente. 5 cacciatori provenienti da diverse zone di Italia, uniti idealmente da una grande verità: essere cacciatori è un valore aggiunto per chi come loro - e come la stragrande maggioranza dei cacciatori in Italia - dà un contributo positivo alla società e all'ambiente.
Loro, a rappresentare oggi la categoria, di sicuro hanno molto di cui andare fieri. Emilio Petricci, figlio di contadini, ha appreso fin da piccolo i principi di un sano ecologismo ambientale (come solo i contadini sanno fare), amando in modo viscerale tutte le attività del bosco, tra cui e prima tra tutte, la caccia. Oltre a dedicarsi a molte passioni venatorie, tra cui la conduzione di cani da traccia, e la caccia con l'arco, è guardia volontaria. Per Andrea De Battista la caccia è una passione che unisce, fatta di sorrisi e strette di mano. "Quando sono a caccia in laguna con i miei amici, i miei cani, nel mio habitat naturale, i pensieri se ne vanno". Mirco Cerretti, classe 1991, è un addetto alla manutenzione di impianti elettrici ora in cerca di lavoro. "Nella vita oltre che andare a caccia dò una mano lavorando nell'azienda agricola di famiglia", ci racconta. Barbara Stagni Campi ci ricorda invece che il cacciatore è obbligato a salvaguardare la natura e la fauna. “Purtroppo - aggiunge - troppi finti acculturati ne parlano male non conoscendola a fondo e proprio grazie a questi molti, la selezione della selvaggina sta andando a 'remengo'... salvaguardando gazze e gabbiani che stanno proliferando ovunque a scapito del ripopolamento”. Mattia Siri, appena ventunenne, fa ben sperare per il futuro della categoria. Sul web si prodiga per unire i giovani cacciatori in modo da poter discutere insieme problematiche e prospettive. Per conto della sua associazione, Cpa Liguria, organizza eventi e iniziative sociali. “Oggi più che mai la caccia crea aggregazione, confronto e oltretutto è utile per la gestione della popolazione dei selvatici e per la salvaguardia degli equilibri naturali” spiega.
La caccia è quotidianamente sotto attacco. Una folla di millantatori, spesso prezzolati, si affannano a riempire tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa e i social network di una infinità di baggianate (oggi rinominate fakenews) che danneggiano ingiustamente l'immagine della caccia e dei cacciatori.
Siamo tutti gente per bene, impegnata nella società. Lavoratori, professionisti, studenti, pensionati; giovani, donne, anziani. Tutti acccomunati da una stessa passione. Abbiamo una licenza di caccia. Che significa che siamo incensurati. In un momento come questo, dove si sta per decidere il nostro futuro almeno per i prossimi cinque anni, è importante fare di tutto per ristabilire un minimo di verità. Bisogna reagire, contestare le accuse. Dobbiamo metterci la faccia, come fanno questi altri cinque amici, ai quali quotidianamente ne seguiranno altri.
Cosa possiamo fare? Parliamone con parenti ed amici, vicini di casa e personaggi che possano avere influenza in un contesto più ampio e diffuso. Pochi concetti e semplici per conquistarne o accrescere la simpatia. Un passa parola allargato, chiedendo ai nostri dirigenti locali di adoperarsi per proporre anche messaggi pubblicitari sulla stampa locale e sul web.
Ecco alcuni concetti che possono essere dettagliati zona per zona, ampliati e arricchiti con ulteriori considerazioni tratte dall'esperienza sui singoli territori.
Migratoria. Nessun rischio dalla caccia. Il benessere dellle popolazioni di uccelli migratori si salva grazie alla caccia. Che in ogni caso non può essere indicata come responsabile di eventuali diminuzioni. Un terzo del nostro del territorio è interdetto all'attività venatoria. Un'immensa incontestabile area rifugio. Se qualche specie risultasse in sofferenza, le cause dovrebbero essere da ricercate altrove. Negli ultimi 100anni sono scomparsi il novanta per cento delle zone umide italiane. Le uniche residue sono in salvo grazie ai cacciatori. I piccoli uccelli granivori non sono oggetto di caccia almeno da trent'anni. Che fine hanno fatto? Perchè gli ambientalisti tacciono?
I veri ambientalisti siamo noi. Negli ultimi 50anni abbiamo perso un terzo del territorio agricolo e forestale. Il bosco è abbandonato. Siamo noi cacciatori che recuperiamo i sentieri e curiamo il sottobosco. Salviamo le zone palustri. Conserviamo le tradizioni della nostra civiltà contadina. Siamo un forte presidio del territorio. Collaboriamo con la Protezione Civile con decine di migliaia di volontari. Creiamo ambiente per il passo, la sosta e lo svernamento dei migratori.
E per l'operazione simpatia: organizziamo incontri conviviali. Non c'è miglior modo di convincere uno scettico, se non invitandolo a una cena di caccia. Carne sana, nutriente, buona tavola, amicizia e convivialità faranno la differenza.