Orgogliosi di esserci e di metterci la faccia. Eccoli i 5 cacciatori di oggi: Martina Bonaventura, addestratrice cinofila, Davide Di Giovanni, informatore scientifico, Maurizio Montagnani, commerciante, Cristian Primosig, militare e Dario Buscema, dipendente pubblico.
Fieri di rappresentare una categoria composta da persone per bene, accomunate da valori profondi e antichi, primo fra tutti la difesa delle risorse naturali. Un servizio che migliaia di cacciatori fanno gratuitamente alla comunità. "La caccia è un bene culturale di tutti - dice Martina Bonaventura, addestratrice ed esperta cinofila - necessaria e rispettosa per l'ambiente, è una passione che chi vuole deve poter coltivare senza timore di atti incivili ne restrizioni immotivate”. Martina spiega l'importanza di fare finalmente comune contro la disinformazione e la strumentalizzazione politica di chi crede pensa a recuperare voti con facile populismo. "Andare a caccia mi fa sentire parte della natura”, aggiunge Davide Di Giovanni, laureato in Farmacia, informatore scientifico di professione. Si dice fiero di essere cacciatore anche perchè, “i cacciatori ricoprono un ruolo fondamentale nel contenere le specie nocive e in sovrannumero". "Per noi la caccia è uno stile di vita", argomenta Maurizio Montagnani, commerciante e vicepresidente nazionale dell'associazione Cpa. "I cacciatori - dice - hanno la fedina penale pulita, sono le sentinelle dell'ambiente e danno lavoro a 200 mila persone, per un totale di 8 miliardi di euro di giro d'affari". Ribadisce il concetto Cristian Primosig, sottoufficiale della Marina militare: Tutti i cacciatori, con sacrificio e dedizione, talvolta anche a discapito della caccia stessa, dichiara, contribuiscono in modo determinante alla salvaguardia dell'ambiente e degli habitat naturali. D'accordo anche Dario Buscema, dipendente di un comparto unico di enti locali: "penso che la caccia e i cacciatori siano l’unica categoria che concretamente possa porre delle azioni a favore della tutela degli habitat per due semplici motivi : il primo motivo è dato dal fatto che il cacciatore è cosciente che se non c’è ambiente non c’è fauna e, quindi, verrebbe meno anche l’andare a caccia; il secondo motivo riguarda le associazioni di categoria, le quali hanno o potrebbero avere la forza economica per intervenire in tal senso sul territorio”.
La caccia è quotidianamente sotto attacco. Una folla di millantatori, spesso prezzolati, si affannano a riempire tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa e i social network di una infinità di baggianate (oggi rinominate fakenews) che danneggiano ingiustamente l'immagine della caccia e dei cacciatori.
Siamo tutti gente per bene, impegnata nella società. Lavoratori, professionisti, studenti, pensionati; giovani, donne, anziani. Tutti acccomunati da una stessa passione. Abbiamo una licenza di caccia. Che significa che siamo incensurati. In un momento come questo, dove si sta per decidere il nostro futuro almeno per i prossimi cinque anni, è importante fare di tutto per ristabilire un minimo di verità. Bisogna reagire, contestare le accuse. Dobbiamo metterci la faccia, come fanno questi altri cinque amici, ai quali quotidianamente ne seguiranno altri.
Cosa possiamo fare? Parliamone con parenti ed amici, vicini di casa e personaggi che possano avere influenza in un contesto più ampio e diffuso. Pochi concetti e semplici per conquistarne o accrescere la simpatia. Un passa parola allargato, chiedendo ai nostri dirigenti locali di adoperarsi per proporre anche messaggi pubblicitari sulla stampa locale e sul web.
Ecco alcuni concetti che possono essere dettagliati zona per zona, ampliati e arricchiti con ulteriori considerazioni tratte dall'esperienza sui singoli territori.
Migratoria. Nessun rischio dalla caccia. Il benessere dellle popolazioni di uccelli migratori si salva grazie alla caccia. Che in ogni caso non può essere indicata come responsabile di eventuali diminuzioni. Un terzo del nostro del territorio è interdetto all'attività venatoria. Un'immensa incontestabile area rifugio. Se qualche specie risultasse in sofferenza, le cause dovrebbero essere da ricercate altrove. Negli ultimi 100anni sono scomparsi il novanta per cento delle zone umide italiane. Le uniche residue sono in salvo grazie ai cacciatori. I piccoli uccelli granivori non sono oggetto di caccia almeno da trent'anni. Che fine hanno fatto? Perchè gli ambientalisti tacciono?
I veri ambientalisti siamo noi. Negli ultimi 50anni abbiamo perso un terzo del territorio agricolo e forestale. Il bosco è abbandonato. Siamo noi cacciatori che recuperiamo i sentieri e curiamo il sottobosco. Salviamo le zone palustri. Conserviamo le tradizioni della nostra civiltà contadina. Siamo un forte presidio del territorio. Collaboriamo con la Protezione Civile con decine di migliaia di volontari. Creiamo ambiente per il passo, la sosta e lo svernamento dei migratori.
E per l'operazione simpatia: organizziamo incontri conviviali. Non c'è miglior modo di convincere uno scettico, se non invitandolo a una cena di caccia. Carne sana, nutriente, buona tavola, amicizia e convivialità faranno la differenza.