Passione, senso di responsabilità e amore per la natura accomunano i tanti cacciatori italiani che hanno partecipato alla nostra campagna. Oggi vi presentiamo Domenico D'Agostino, Agente di Commercio, Michele Bonesi, guardia giurata, Elena Michiardi, tecnico faunistico, Luca Pellegrini, impiegato e Mario Banti, Agente di commercio.
"Credo fermamente nella figura del Cacciatore, in qualità di sentinella ambientale" dice Domenico D'Agostino, che intende ribadire: "la caccia non è uno sport, ma una passione sensazionale che ci consente di ammirare e assaporare il fascino che la natura ci riserva. Essa rappresenta la storia , la poesia e la cultura del nostro Paese... ".
Per Michele Bonesi la caccia è sicuramente vivere in simbiosi con la natura: “dal mattino quando è ancora buio, col vento che ti taglia in viso, fino al tiepido tramonto autunnale/invernale che si trasforma in fioca nebbia e non solo, anche in primavera ed estate, quando si va alla cerca del magico folletto del bosco; ma anche al di fuori delle giornate di prelievo, durante le pulizie dei sentieri e altane, durante i censimenti e le passeggiate il cui scopo è solo la speranza di avvistare qualche bell'esemplare, che poi magari si cercherà di ritrovare al momento giusto”.
Un sentimento che conosce bene Elena Michiardi, tecnico faunistico, mamma tris e presidente dei cacciatori della Valle d'Aosta. Ecco come sintetizzacosa è per lei questa attività. "Caccia è passione e tradizioni, tramandate e condivise, con papà, marito, e tre cuccioli. Caccia è studio e lavoro. Caccia è impegno nel settore, a capo di 1300 cacciatori valdostani. Caccia è donna, guerriera e forte per far fronte a commenti ormai banali e troppo scontati. Caccia è responsabilità e maturità. Caccia è gestione e conoscenza del territorio, come nessuno sa e nessuno fa. Caccia è la nostra vita, se rispettiamo, non negatela a nessuno e rispettateci".
Protagonista della nostra campagna oggi anche Mario Banti, cacciatore capannista, appassionato chioccolatore (campione italiano per i suoi uccelli canori nel 2012). Si definisce "un frequentatore a vita" della caccia e dei boschi.
La caccia è quotidianamente sotto attacco. Una folla di millantatori, spesso prezzolati, si affannano a riempire tutti i grandi mezzi di comunicazione di massa e i social network di una infinità di baggianate (oggi rinominate fakenews) che danneggiano ingiustamente l'immagine della caccia e dei cacciatori.
Siamo tutti gente per bene, impegnata nella società. Lavoratori, professionisti, studenti, pensionati; giovani, donne, anziani. Tutti acccomunati da una stessa passione. Abbiamo una licenza di caccia. Che significa che siamo incensurati. In un momento come questo, dove si sta per decidere il nostro futuro almeno per i prossimi cinque anni, è importante fare di tutto per ristabilire un minimo di verità. Bisogna reagire, contestare le accuse. Dobbiamo metterci la faccia, come fanno questi altri cinque amici, ai quali quotidianamente ne seguiranno altri.
Cosa possiamo fare? Parliamone con parenti ed amici, vicini di casa e personaggi che possano avere influenza in un contesto più ampio e diffuso. Pochi concetti e semplici per conquistarne o accrescere la simpatia. Un passa parola allargato, chiedendo ai nostri dirigenti locali di adoperarsi per proporre anche messaggi pubblicitari sulla stampa locale e sul web.
Ecco alcuni concetti che possono essere dettagliati zona per zona, ampliati e arricchiti con ulteriori considerazioni tratte dall'esperienza sui singoli territori.
Migratoria. Nessun rischio dalla caccia. Il benessere dellle popolazioni di uccelli migratori si salva grazie alla caccia. Che in ogni caso non può essere indicata come responsabile di eventuali diminuzioni. Un terzo del nostro del territorio è interdetto all'attività venatoria. Un'immensa incontestabile area rifugio. Se qualche specie risultasse in sofferenza, le cause dovrebbero essere da ricercate altrove. Negli ultimi 100anni sono scomparsi il novanta per cento delle zone umide italiane. Le uniche residue sono in salvo grazie ai cacciatori. I piccoli uccelli granivori non sono oggetto di caccia almeno da trent'anni. Che fine hanno fatto? Perchè gli ambientalisti tacciono?
I veri ambientalisti siamo noi. Negli ultimi 50anni abbiamo perso un terzo del territorio agricolo e forestale. Il bosco è abbandonato. Siamo noi cacciatori che recuperiamo i sentieri e curiamo il sottobosco. Salviamo le zone palustri. Conserviamo le tradizioni della nostra civiltà contadina. Siamo un forte presidio del territorio. Collaboriamo con la Protezione Civile con decine di migliaia di volontari. Creiamo ambiente per il passo, la sosta e lo svernamento dei migratori.
E per l'operazione simpatia: organizziamo incontri conviviali. Non c'è miglior modo di convincere uno scettico, se non invitandolo a una cena di caccia. Carne sana, nutriente, buona tavola, amicizia e convivialità faranno la differenza.