Se non si aumenterà la quota di cacciatori provenienti da fuori regione, dall'attuale 10% al 35%, non si produrranno più bottiglie di Dolcetto. L'ultimatum, proposto dagli agricoltori della Cia della provincia di Alessandria è stato sottoposto all'assessore regionale Giorgio Ferrero durante una riunione con i rappresentanti della provincia e della Regione. Italo Danielli, uno dei produttori, ha portato tre bottiglie di Ovada Docg e alcuni rami di vite, per mostrare i grappoli spolpani lo scorso anno da cinghiali e caprioli. Presenti anche i dirigenti del Settore Caccia della Regione e della Provincia; il Commissario degli Atc AL3 e AL4; tecnici degli Atc; i rappresentanti delle Associazioni Agricole e Venatorie, alcuni Sindaci.
“Le Istituzioni – ha spiegato Danielli – non riescono a trovare adeguate soluzioni al problema ungulati e ho chiesto all’Assessore e al Presidente della Provincia di conservare le bottiglie, in quanto rischiano di essere le ultime prodotte nell’Ovadese. Deve essere trovato un equilibrio. Agricoltura e caccia hanno interessi contrapposti, ma il numero della popolazione selvatica è ormai sproporzionata. La politica deve tenere conto delle attività agricole e dell’applicazione delle soluzioni adeguate, concertando gli interessi ai Tavoli di lavoro”.
Più si riducono i numeri dei cacciatori che possono accedere agli Atc e più aumentano i danni alle viti. Meno cacciatori vogliono anche dire meno soldi a disposizione degli ambiti per ripagare i danni agli agricoltori ma anche meno ospiti in ristoranti e alberghi, motore di quell'economia che fa il successo dell'enogastronomia locale.
Sembra che l’Assessore Ferrero e i Consiglieri regionali abbiano assicurato che cercheranno di inserire nella nuova Legge regionale sulla Caccia la facoltà per gli Atc di ammettere cacciatori provenienti da fuori Regione fino ad un massimo del 35%.