La Confederazione Cacciatori Toscani commenta il Report della Regione sulla gestione degli ungulati e l'applicazione della Legge Obbiettivo.
In merito al II Report diffuso dalla Regione Toscana, relativo ai risultati della Legge Obiettivo per il contenimento numerico degli ungulati e dei danni all’agricoltura da questi causati, la Confederazione Cacciatori Toscani e le Associazioni aderenti, non possono non far notare le criticità molto rilevanti del funzionamento del quadro normativo, alla luce dei dati presentati e di alcuni dati stranamente omessi. Partendo dai danni causati dalla fauna selvatica e in particolare dagli ungulati non si può sottacere il fatto che i danni del 2017 (non citati nel report Regionale) arriveranno a sfiorare o addirittura superare i 4 milioni di Euro (mai successo in 22 anni di gestione cioè da quanto la Regione Toscana nel luglio del 1996 emanò il primo regolamento Regionale di Gestione degli Ungulati).
A parte il dato sopra enunciato, che da solo dovrebbe far tremare le vene ai polsi di chiunque abbia a cuore la gestione faunistico venatoria e che rischia seriamente di far saltare il banco di gran parte degli ATC Toscani, anche dal grafico Regionale (che si ferma al 2016) è evidente il trend di crescita dei danni dal 2010 in poi con le percentuali del Capriolo sempre in costante crescita. E’ di tutta evidenza quindi che il primo parametro (danni causati da ungulati) della Legge obiettivo nei fatti, va nella direzione opposta al risultato voluto e perseguito attraverso la norma “speciale”. E’ evidente che qualcosa (forse più di qualcosa) non funziona. Se poi ci concentriamo sul secondo parametro della Legge Obiettivo (aumento dei prelievi degli ungulati) e per esempio guardiamo i numeri complessivi dei cinghiali abbattuti nel 2017, vediamo come i prelievi siano diminuiti di circa 10 mila capi (in media vuol dire circa 1.000 cinghiali in meno per Provincia).
La Legge Obiettivo, invero, si prefiggeva di ridurre le popolazioni attraverso il prelievo, non di assecondare il prelievo rispetto al trend naturale di dinamica di popolazione del cinghiale. La spiegazione della Regione: "Tale decremento è causato dalla diminuzione dei prelievi nelle aree vocate (come visto, pari al 19,6%). Tale diminuzione nell'abbattimento è stata in parte controbilanciata, da un sensibile aumento del prelievo nelle aree non vocate, pari al 25,8%": non convince. Infatti i 10 mila capi mancano all'appello complessivamente e non c’è compensazione che tenga (87.684 cinghiali nel 2017 contro i 97.090 del 2016).
Questo perché con la caccia si preleva in base alla disponibilità e quindi nel 2017 non abbiamo altro fatto che adeguarci alle minori densità di cinghiali (mentre nel 2016 i cinghiali erano in numero molto elevato) ma non abbiamo limitato la popolazione in maniera significativa tale da fare diminuire i danni (che infatti non solo non sono diminuiti ma aumentano in maniera costante e nell’ultimo anno, cioè il 2017, in maniera vertiginosa).
L’affermazione della Regione: il saldo considerato tra la diminuzione dei prelievi nelle aree vocate e l'aumento nelle aree non vocate, potrebbe indicare una possibile inversione di tendenza nella consistenza della specie; non corrisponde al vero. E’ una normale dinamica di popolazione del cinghiale: ad anni di aumento seguono anni di diminuzione, ma invertire il trend delle popolazioni e’ tutta un’altra cosa e prevede il conseguimento di tutt’altri numeri dei prelievi. E’ ormai chiaro ad esempio, che la caccia di selezione ai cervidi e in particolare quella sul capriolo così non funziona: preleviamo da 6 anni in tutta la Toscana di media solamente il 50 % del piano di abbattimento, e i danni aumentano. Nel 2010 in Regione Toscana si abbattevano 22.106 caprioli senza Legge Obiettivo: orbene nel 2016, in piena Legge Speciale sugli Ungulati, sono stati abbattuti 18.854 ossia 3.252 caprioli in meno che nel 2010 ! E’ un controsenso totale, quanto meno un ennesimo dato in controtendenza rispetto agli obiettivi della Legge.
Riguardo al controllo (art. 37 della L.R. 3/94) è poi paradossale il fatto che la Regione, invece di adoperarsi per semplificare e snellire il più possibile le tempistiche degli interventi, essa pone quali limiti a questa attività le pratiche burocratiche che lei stessa ha formulato e imposto! Inoltre l’aver strategicamente pensato che aumentando lo sforzo di caccia si potesse ridurre le popolazioni di ungulati ed i danni da esse prodotti è stata una scelta errata che ad oggi viene confermata dai fatti.
A tal riguardo, la Confederazione Cacciatori Toscani da tempo sostiene, che pur non avendo preclusioni verso lo svolgimento delle varie pratiche venatorie di prelievo, purché ben organizzate e non conflittuali tra di loro, che la vera soluzione del problema passi invece da una snella e celere applicazione dei contenimenti in art. 37 dando maggiori poteri operativi agli ATC nella valutazione e nella localizzazione degli interventi. Infine nella riunione non si è affrontato ed è pertanto rimasto insoluto il problema delle risorse degli ATC, che di fronte a questa escalation di danni, rischiano di non approvare nemmeno i bilanci preventivi.
Come intende affrontare e risolvere questo problema l’Assessorato? Non certo, come paventato, con la proroga di questa Legge Obiettivo e di questa impostazione di lavoro, almeno lo speriamo. Noi abbiamo ben chiari i limiti della Legge e i limiti di questa impostazione di lavoro, per tale motivo non faremo mancare nelle sedi opportune, come sempre abbiamo fatto, le proposte alternative e i correttivi di fondo, non sottraendoci al confronto, affinché il sistema della gestione faunistico venatoria della Regione Toscana, che vede negli ATC il perno fondamentale di funzionamento, non solo sopravviva a questa visione autoreferenziale, ma non soccomba di fronte al dilagare incontrollato delle popolazioni di ungulati e dei danni da questi causati.
(Confederazione Cacciatori Toscani)