"Chi sparla della caccia non solo non la conosce ma ignora anche quelle mimime regole che governano la natura". E' lo sfogo che Yamila Bertieri, moglie di un cacciatore, ha rivolto alla nostra redazione. La riprova sta nel fatto che “nelle zone in cui l'assenza dei cacciatori è elevata o dove la caccia non è consentita, la biodiversità è diminuita notevolmente”.
Secondo Yamila bisogna fare i conti con questa realtà e far capire a certi animalisti che “l'ambiente naturale attuale ha subito e sta subendo l'intervento dell'uomo, e che, quindi, tocca a lui continuare la sua gestione per mantenere vario l'ecosistema”.
Che la caccia odierna si pratichi più per divertimento che per l'approvvigionamento di cibo, poco cambia, fa notare Yamila. E' indubbio il valore di questa pratica per il contenimento e la gestione delle specie selvatiche. “Io non la pratico ma non la giudico proprio per questo”.
"Se il cacciatore in questa società ha una scarsa considerazione", argomenta Yamila Bertieri, "è perché stiamo passando una crisi culturale che tenta di disconoscere questi principi". Ma per fortuna non è così ovunque. “In molti paesi occidentali – scrive lei - , guardie forestali ed ecologisti partecipano insieme alla stesura di norme che regolano la caccia e che indicano quando e quanti animali da abbattere, garantendo la preservazione della fauna selvatica”.