La Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Regione Marche che prevedeva il prelievo in deroga dello storno.
Va bene la protezione della produzione - è il ragionamento della Consulta, che si legge sul Quotidiano La Stampa - ma ogni deroga alla legge generale, ossia un preciso calendario venatorio, si può accettare soltanto per un periodo di tempo determinato. La legge n. 7 del 2015 della Regione Marche, invece, prevedeva una generica autorizzazione a sparare agli storni "in prossimità di nuclei vegetazionali produttivi sparsi". E senza limitazioni temporali, sarebbe diventata una caccia aperta per 12 mesi.
Perciò la legge è stata dichiarata incostituzionale. La Corte ha accettato la seguente tesi dell’Avvocatura dello Stato: la legge regionale, subordinando il prelievo dello storno ad una condizione generica "e priva di specifiche limitazioni spaziali e temporali" avrebbe privato la deroga del carattere eccezionale e temporaneo che pure è prevista dalla normativa nazionale e comunitaria, "per trasformarla in un rimedio di carattere continuativo e stabile nel tempo".
In allegato il testo integrale del ricorso