La Lega dice no al Calendario venatorio 2018 2019 predisposto dalla Giunta del'Emilia Romagna. Troppi cavilli e limitazioni secondo il Consigliere Pompignoli.
“Moltissime le osservazioni e i suggerimenti di modifica che abbiamo avanzato in commissione ma che l’Assessore Caselli si è rifiutata di recepire. A partire dai periodi di caccia per alcune specie, tra cui la beccaccia per la quale abbiamo ribadito – in sede consultiva – di posticiparne la chiusura al 31 gennaio seguendo l’esempio di Regioni a noi limitrofe come Marche e Toscana.
E ancora il colombaccio il cui prelievo – visto l’incontestabile stato di buona salute di cui gode questa specie e la tendenza ad assumere una progressiva stanzialità – andrebbe anticipato al primo di settembre, ovvero in preapertura”. Su queste scelte Pompignoli ha evidenziato “l’assoluta mancanza di criteri scientifici a fondamento delle decisioni assunte dall’Assessorato all’agricoltura, caccia e pesca”.
Non poche perplessità sono state sollevate anche sull'allegato G, ovvero sui piani di gestione della starna e della pernice rossa, che il leghista ha osteggiato fin dalla loro introduzione, lo scorso settembre: “siamo assolutamente contrari all'istituzione delle cosiddette Unità Territoriali di Gestione” - rimarca Pompignoli – “non ne cogliamo l’utilità e il fine se non quello di innescare un ulteriore parcellizzazione all’interno degli ATC.”
Altrettanto critiche sono state le osservazioni rivolte alla delibera regionale dello scorso 22 gennaio che, secondo Pompignoli, ha “letteralmente messo a soqquadro le misure di prelievo e di conservazione delle specie nei siti natura 2000 (SIC e ZPS) inserendo il divieto assurdo e discriminatorio di esercitare l’attività venatoria dopo le ore 16.00 in tutte le zone umide e nei corsi d’acqua nel raggio di 500 metri”.
Il consigliere regionale del Carroccio infine rilancia il progetto di “due calendari venatori; uno per la Romagna e l’altro calibrato sulle specificità territoriali dell’Emilia” perché, conclude, “è evidente come sia impossibile, se non incorrendo in grossolani adeguamenti, coniugare in un unico testo le peculiarità faunistiche di nove differenti provincie”.