Proseguiamo con le nostre interviste ai neo eletti in Parlamento. E' la volta del giovane deputato leghista Guglielmo Golinelli. 30 anni, allevatore emiliano, cacciatore. Dopo gli studi (laurea triennale in scienze e tecnologie delle produzioni animali e una magistrale in economia e gestione del sistema agroalimentare) è entrato nell'azienda agricola di famiglia, che dal 1948 alleva maiali per la produzione del Prosciutto di Parma Dop. Dirigente di Confagricoltura Modena, nel 2016 rappresenta gli agricoltori italiani presso l'Osservatorio del mercato delle carni a Bruxelles. E' stato consigliere comunale (a Mirandola) e candidato sindaco. Per la Lega è coordinatore regionale del Movimento Giovani Padani per l'Emilia.
Della caccia pensa che sia “una tradizione, un presidio ambientale e un’importante volano economico da preservare e sostenere”. Ma non solo. Anzi crede sia uno degli argomenti più importanti da seguire in questa legislatura. “Il costante calo dei cacciatori e l’aumento incontrollato della fauna selvatica, rendono centrale l’attività venatoria e in particolare il controllo faunistico” dichiara a BigHunter.it.
“La mia è una famiglia di cacciatori da quattro generazioni – spiega Golinelli - e ho la licenza di caccia da quando ho 18 anni, sono inoltre coadiutore nell’effettuazione dei piani di controllo faunistici. I cacciatori sono una comunità seria e onesta”.
Anche a lui chiediamo se ritiene che l'attuale legge sulla caccia (157/92) debba essere riformata e come. “Nel ‘92 i cacciatori erano 2.5 milioni, mentre oggi sono circa 600 mila; solo questo dato sarebbero sufficiente per riformare la legge 157" risponde.
Secondo lui i principali punti da riformare sono i seguenti: adattamento ai cambiamenti faunistici avvenuti nel nostro Paese (basti pensare alla presenza degli ungulati in montagna); abrogazione le opzioni di caccia; modifica delle tempistiche e le specie oggetto di prelievo; riformulazione del concetto di “silenzio venatorio”; intervento sulla detenzione e l’utilizzo dei richiami vivi; introduzione di misure efficaci di prevenzione e indennizzo dei danni causati alle produzioni agricole; rivisitazione dell’istituto del controllo faunistico, degli istituti privati di gestione della fauna selvatica e dell'ISPRA; adeguamento del sistema sanzionatorio".
Per Golinelli c'è insomma bisogno di “maggiore sostegno e valorizzazione alla categoria”. Anche perché, evidenzia, “di questo passo la presenza di fauna selvatica nel nostro paese è destinata a diventare un problema, anche sanitario; basti pensare a quanto sta avvenendo nei paesi dell’est Europa con la peste suina africana a causa dei cinghiali e dei conseguenti rischi per la zootecnia”.
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