Francesco Massimo Argiolas ha solo 19 anni, studia farmacia all'Università di Cagliari ed è appassionatissimo di caccia, di campagna e di cani. Pratica atletica a livello agonistico, la mountain bike, nuoto e la corsa con i cani, disciplina cinofila nata recentemente, nota con il nome di Cani Cross.
“Vedo la caccia come la sublimazione del rapporto uomo natura – dichiara per la rubrica BigHunter Giovani - , quando vado caccia provo una sensazione di euforia, data dal sentirmi parte integrante di una realtà bellissima e celata ai più. Mi sento fortunato ad aver avuto la possibilità di vivere e amare tutto questo: il silenzio del bosco, gli alberi che si specchiano nel corso di un fiume, il profumo di timo quando si cammina in alta montagna, la dolcezza nel riposare tra le foglie cadute di qualche roverella”.
Alla caccia è legato da sempre. “Avendo un fantastico nonno cacciatore, il merito di avermi tramandato questa passione va a lui, che sin da piccolo mi portava in campagna e mi strabiliava raccontandomi delle sue avventure di caccia, mi insegnava i nomi della selvaggina, a pulire e a smontare il fucile, tanto che sono cresciuto con la speranza di poter diventare come lui un giorno”. Ama tutti i tipi di caccia ma pratica prevalentemente la vagante con il cane in cerca di conigli, lepri, pernici, beccacce, beccaccini. Adora anche la caccia al passo al colombaccio e al tordo, “le primissime che ho praticato con mio nonno” spiega.
Come molti giovani cacciatori intervistati prima di lui, anche Francesco ci confessa che vorrebbe poter fare qualcosa di più per preservare la sua passione in futuro. “Sono disposto a impegnarmi nelle modalità che servono, non ho particolari preferenze, mi basta che si tratti di qualcosa fatta nell’interesse della mia passione” dice.
Si è proposto come volontario per i censimenti e vorrebbe far parte di progetti di riqualificazione ambientale, anche se, dice “sinceramente non ho capito come farne parte”. Secondo Francesco ci vorrebbe più coesione e complicità tra cacciatori. “Noi cacciatori - argomenta - viviamo veramente la campagna, noi la amiamo sempre e comunque in qualsiasi condizione e noi dunque dobbiamo prendercene cura. Prima di tutto possiamo essere i primi suoi guardiani difendendola da bracconieri, opportunisti, piromani e cementizzazione; in secondo luogo vedo di buon occhio i piani di ripopolamento uniti anche da una vigilanza costante in modo da aiutare per esempio gli animali con del cibo o dell’acqua in caso di siccità, aiutarli facendo crescere vegetazione dove possano trovare riparo”.
Francesco conclude raccontandoci una sua esperienza di caccia:
"Quella notte non ho dormito, ero euforico, impaziente ed anche un po’ nervoso all’idea di poter finalmente prendere parte a una di quelle avventure di cui tanto mi avevano parlato. Partimmo alle 2 e mezzo del mattino circa alla volta del monte, dopo ore di viaggio in auto dove si discuteva e si predisponeva la giornata arrivammo all’ovile dove avevamo appuntamento con i compagni di caccia; loro prendevano tranquillamente il caffè rompendo tra le risa e i saluti il silenzio profondo di quelle montagne, avvertivo la tensione nell’aria frizzante all’alba, sentivo che sarebbe stata una giornata memorabile, dunque per sopprimere la tentazione di iniziare la scalata del monte di corsa mi sono messo a fare gli ultimi preparativi. Zio si infila gli scarponi fa scendere i cani e mi dice che avrei dovuto seguirlo in questa giornata così da vedere come si andava a caccia di pernici. Già dopo una mezz’ora di cammino i cani iniziano a tracciare, iniziano le prime ferme e io in preda all’adrenalina cercavo di sopprimere la mia esuberanza per guardare e imparare da mio Zio… non mi aspettavo di prendere una pernice ma comunque ero un po’ scoraggiato nel vedere mio Zio che con facilità ed eleganza riusciva a cacciare in simbiosi con i cani. Una volta raggiunta la quota Zio carica il fucile e quando vede i cani tracciare le pernici che stavano fuggendo di pedina mi urla di correre e seguirli standogli attaccato; i cani raggiungono la sommità del monte e vanno in ferma, tutti e tre, io ero investito da mille emozioni amplificate dal fatto che fossi solo dato che zio ancora stava affrontando la dura salita…due pernici si allontanano di pedina e si gettano nel fragore del loro frullo in un canalone, i cani non si mossero di un passo, altre due partirono di fronte a me cercando di lanciarsi nel canalone alla mia sinistra, la prima cadde al primo colpo, poi guardai la seconda ed esplosi il secondo colpo, mancandola, non mi persi d’animo, provai ad anticipare meglio e con l’ultima fucilita cadde la seconda pernice. Quando zio arrivò in cima alla salita pensando che quei tre colpi significassero una padella trovò il sorrisone di una piccolo cacciatore e dei cani fieri che portavano in bocca la nobile preda".