L'Unità di Progetto per l'eradicazione della Peste suina africana in Sardegna lunedì scorso ha incontrato le associazioni venatorie rappresentate nel Comitato faunistico regionale dai presidenti Franco Sciarra (Federcaccia), Marco Efisio Pisano (Caccia, Pesca e Ambiente) e Bonifacio Cuccu (Unione cacciatori della Sardegna).
I lavori sono partiti dall'esposizione dei dati e delle azioni svolte nell’ambito della campagna venatoria 2017/2018 da parte dell’ATS, relativamente all’attività di rilascio delle autorizzazioni in deroga per la caccia al cinghiale nelle zone rosse, altrimenti vietata per legge. Si è parlato quindi delle analisi fatte nei laboratori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale sugli oltre 15mila campioni, prelevati dai cacciatori dai capi abbattuti e consegnati ai veterinari dell’ATS. Tali operazioni hanno permesso di elaborare un quadro molto puntuale sulla presenza della PSA nel selvatico. "Un'analisi così approfondita, grazie a un campione così esteso - ha osservato il responsabile dell’Unità di Progetto (UdP), Alessandro De Martini -, non ha pari in nessuna parte d’Europa e del mondo: questo costituisce un indubbio successo della fruttuosa collaborazione tra UdP e mondo venatorio sardo".
La PSA nel selvatico. Negli ultimi tre anni, come indicato dal trend di sieroprevalenza nell’attuale zona infetta (circa 10mila Kmq su un totale di 24mila Kmq dell'intera Isola), la situazione della malattia nel cinghiale è in forte miglioramento con una riduzione di circa il 64%. A partire dalla stagione venatoria 2012/2103 fino alla stagione 2017/2018, i valori percentuali della presenza della PSA sono stati i seguenti: 10,44%, 7,84, 7,37, 6,76, 4,70, e infine 3,80% in quest’ultima campagna di caccia. Questi dati registrano un calo progressivo della sieroprevalenza (indicatore importantissimo della avvenuta circolazione virale tra i cinghiali nei mesi/anni precedenti alla caccia). L’affidabilità dei numeri elaborati dall’IZS è andata consolidandosi grazie a una crescente collaborazione con il mondo venatorio che in questi anni ha visto aumentare i campioni sottoposti a controllo da circa 3200 a oltre 5200 (+62%) a stagione nelle zone rosse infette da PSA. Il quadro inequivocabile emerso dalla situazione nei cinghiali conferma quanto gli studiosi dell'UdP vanno sostenendo da tempo: “In linea generale, a un miglioramento della situazione nei domestici corrisponde o fa seguito anche un miglioramento nel selvatico".
La formazione. Altro punto all’ordine del giorno è stato quello delle numerose attività di formazione e informazione promosse sui territori dall’Agenzia Laore Sardegna, che hanno permesso di illustrare le nuove normative, previste dal Piano di eradicazione della PSA, e la buone pratiche sulla caccia al cinghiale. Negli ultimi due anni sono stati formati 6135 cacciatori.
Le associazioni. I presidenti delle associazioni venatorie hanno espresso soddisfazione per i risultati ottenuti dalla Regione nella lotta alla PSA e hanno riaffermato la volontà dei loro associati e di tutti i cacciatori sardi di contribuire alla realizzazione del Piano di eradicazione.
Durante l’incontro si sono poi esaminate le criticità organizzative nella gestione della raccolta, trasporto e attesa dei risultati delle analisi sui campioni presentati dai cacciatori. Nello specifico, è stato dato atto alla Regione che dopo tre anni si è arrivati a un buon grado di organizzazione, diminuendo in modo significativo i disagi relativi alla fasi iniziali.
A conclusione dei lavori, si è stabilito di mantenere inalterate le disposizioni vigenti dallo scorso anno (quarto provvedimento), confermando tutte le scadenze, e si è deciso, di comune accordo, di convocare tre iniziative sul territorio per incontrare i referenti delle compagnie di caccia. Le date degli appuntamenti saranno stabilite nelle prossime settimane. |