Nelle giornate di martedì 8 e mercoledì 9 maggio il Consiglio Regionale del Piemonte ha continuato l'esame sulla riforma della legge sulla caccia. 221 gli emendamenti al testo, presentati in particolare da Vignale (Mns) e M5s.
Secondo il primo, si vorrebbe fare del Piemonte l’unica Regione d’Italia ad avere un numero maggiore di limitazioni rispetto alla legge nazionale, quindi violandola. “Se guardiamo alle liste delle specie non cacciabili, siamo davanti ad una legge incostituzionale, proprio perché è lo Stato che deve decidere in tale materia” ha ribadito il capogruppo.
L’intendimento dei consiglieri del M5s è invece quello di ridurre il più possibile l’attività venatoria, limitandola solamente al cinghiale (5 capi annui), alla lepre comune (2 capi annui) e al fagiano (3 capi annui) esclusivamente nelle giornate di mercoledì e sabato, recependo proprio quei quesiti referendari ai quali non fu possibile dare risposta per la mancata effettuazione della consultazione per via dell’abrogazione della legge regionale allora vigente.
Durante questi due giorni di dibattito sono stati illustrati e votati settantacinque tra emendamenti e subemendamenti, tutti respinti, ad eccezione di cinque. I tre a firma dei consiglieri M5s per prevedere un piano di salvaguardia e di recupero naturalistico del Piemonte, coinvolgendo e corresponsabilizzando il maggior numero di cittadini, e per promuovere la conoscenza del patrimonio faunistico e i modi per la sua tutela. Quello proposto da Pd e Scelta di rete civica che esclude dal prelievo venatorio le specie fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca e lepre variabile. Infine quello del Mns per coinvolgere le associazioni cinofile nella stessa promozione delle risorse faunistiche. Due gli articoli approvati dei ventinove previsti dal testo: il primo che indica le finalità della legge e il secondo sulle specie particolarmente protette.
Anche Sel è d'accordo nell'imporre nuove restrizioni, anzi il gruppo crede che avrebbero potuto essere ridotte ancor più le specie cacciabili e il calendario, proibendo la pratica la domenica. Per il Pd invece si tratta di un testo equilibrato. Scelta di rete civica ha evidenziato che siamo di fronte a una riforma che accresce la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche utilizzate a favore degli ambiti territoriali di caccia (Atc) e dei comprensori alpini (Ca).