La caccia ovunque è utile al mantenimento in salute di habitat e specie. La differenza è che da noi, in Italia, queste funzioni ecologiche non sono adeguatamente sfruttate. Lo pensa Spartaco Gippoliti, noto conservazionista internazionale, membro dell'IUCN/SSC Primate Specialist Group, intervistato in questi giorni dalla rivista on line People of Planet nell'ambito di un'inchiesta sulla caccia.
“E’ vero che i cacciatori, o almeno alcuni gruppi di cacciatori, partecipano oggi come pochi altri al ripopolamento degli spazi naturali in Italia, attraverso la cura e il recupero degli habitat, e vantano addirittura il merito del ritorno del lupo nel nostro Paese”, dichiara Gippoliti. “La caccia può e deve essere una risorsa come lo è altrove” spiega, portandol'esempio della Spagna dove la caccia ha salvato dall'estinzione lo stambecco iberico, cacciato entro certi limiti in riserve di caccia. O l'esempio dell'America e della Germania, paesi in cui la conservazione si fa in perfetto accordo con i cacciatori. Anche in Canada, aggiunge, “non c’è nessun conflitto tra ambientalismo e caccia, ma i veri problemi nascono dallo sfruttamento petrolifero, i gasdotti, il taglio del legname”.
In Italia perché i cacciatori sono tanto odiati? Secondo Gippoliti la colpa è della Walt Disney e delle sue favole, Bambi in primis, che hanno sublimato alcune specie animali a discapito di altre, animandole poi, cosa ancora peggiore, di caratteristiche umane.
“Per arrivare a risultati concreti per l’ambiente, sarebbe importante trovare un punto di incontro tra ambientalisti e cacciatori – continua Gippoliti – . E’ chiaro che quando le risorse pubbliche sono limitate, la caccia deve essere sfruttata in questo senso: far pagare i cacciatori per eliminare gli animali in eccesso, o già molto adulti, e finanziare così la protezione dell’ambiente. Dobbiamo capire che oggi il vero problema per l’ambiente non è il cacciatore, quanto le trasformazioni su scala regionale degli ecosistemi. In questi tempi difficili per l’ambiente, in cui la Cina sta comprando l’Africa per sfamarsi, non è francamente rilevante se un cacciatore spara a un cinghiale o a un potamocero in Uganda”.