"La Libera Caccia, tenendo fede a quello che è il suo mandato con i cacciatori, ha deciso di presentare al mondo venatorio e a quello politico, alcune proposte per migliorare la gestione degli ungulati.
Visto la contrapposizione che si è creata con la legge "Obbiettivo", cacciatori da una parte, agricoltori dall'altra e ambedue contro la politica che amministra la regione, crediamo sia utile trovare una convergenza che permetta di gestire al meglio il territorio Agro Silvo Pastorale.
Partendo dal principio che la Libera Caccia difende le tradizioni e la cultura venatoria, ma anche che ogni caccia ha pari dignità, non abbiamo potuto fare a meno di mettere sul piatto della bilancia la caccia al cinghiale con il metodo della braccata e la caccia di selezione a questo ungulato. Ebbene, sia per numero di partecipanti che per animali abbattuti la differenza è abissale. La prima metodologia di caccia surclassa la seconda in tutto e per tutto. Soprattutto se la vediamo nell'ottica di contenere e diminuire il numero di cinghiali per abbassare così i danni.
La caccia di selezione al cinghiale va però vista come una "nuova" pratica di Caccia che, forse, avrà una crescita nei nostri territori e che potrà integrare gli abbattimenti per raggiungere una densità di cinghiali più sostenibile.
Per questo suggeriamo:
- Non trascurare il peso numerico, per quanto riguarda gli abbattimenti e l'importanza sociale, per le funzioni che svolgono, le Squadre del cinghiale.
- Che il ruolo dell'Atc sia fondamentale nella gestione del territorio assegnato alle squadre, perché solo lavorando in sinergia si possono conoscere e risolvere, nello specifico, le varie criticità.
- Assegnare alle squadre un'area di competenza, di almeno 400 metri oppure una zona delimitata da confini certi, di area non vocata al cinghiale, adiacente ai distretti, per una gestione e responsabilità totale. Quindi caccia di selezione con gli iscritti alle squadre del distretto, abbattimenti in regime di articolo 37 e disponibilità delle medesime per le opere di prevenzione danni da concordare con l'agricoltore, del tipo recinti elettrificati realizzati prima delle semine e /o della maturazione del prodotto . Naturalmente il tutto sotto il controllo dell'Atc che potrà a suo insindacabile giudizio, là dove si manifestino delle carenze e/o mancanze, apportare modifiche temporali alla gestione di tale area. I danni all'interno di tali aree saranno comunque sempre a carico dall'Atc come avviene su tutto il territorio a caccia programmata.
- Chiediamo una vera caccia di selezione al cinghiale, basata su censimenti, con piani di abbattimento suddivisi per periodi, per sesso e classi di età. Inserendo un fermo biologico, di almeno quattro mesi, per l'abbattimento delle femmine
- Al fine di evitare danni alle colture agricole e conseguenzialmente allontanare gli ungulati dalle zone urbanizzate e dalle strade, chiediamo che la Regione stanzi dei fondi affinché, come riportato nell'art. 73 comma15 del Regolamento 48R, le squadre possano redigere dei progetti di miglioramento ambientale, in collaborazione con gli agricoltori della zona , con l'amministrazione comunale e con gli Atc, per il recupero di campi in disuso posti in zona vocata a debita distanza dalle aree coltivate.
- Considerato che dal primo settembre 2018 i cani adoperati per i contenimenti con le braccate dovranno essere solo quelli con il brevetto di cane specializzato rilasciato dall'Enci, e che tali abilitazioni risultano essere pochissime a livello regionale, crediamo sia indispensabile una proroga di un altro anno prima dell'entrata in vigore di tale norma. Sarebbe inoltre opportuno che la Regione si impegnasse a riconoscere questa abilitazione valevole per tutta la durata della vita del cane e non, come previsto dal protocollo Enci, solo per tre anni. Tenendo inoltre presente che per la prevenzione dei danni, le braccate, in alcuni casi sono indispensabili, crediamo che tale abilitazione sia da richiedere solo per gli interventi effettuati all'interno di oasi e parchi naturali. Mentre su tutti i territori e istituti gestiti dall'Atc sia possibile continuare ad effettuare gli interventi di contenimento in braccata anche con cani non abilitati.
- Che tutti gli animali abbattuti in controllo con l'Art 37, sia selezione, girata o braccata siano portati ai centri di raccolta, e quindi venduti affinché il ricavato venga utilizzato sia per risarcire i danni agli agricoltori sia le eventuali spese veterinarie per i cani impiegati negli interventi in girata e braccata .
- Sui contenimenti da effettuare con l'art 37 è necessario fare chiarezza sui tempi di intervento perché troppo spesso c'è chi per effettuarne cinque ci mette tre giorni e chi purtroppo quindici. Quindi sarebbe opportuno per accorciare i tempi affidare il N.U.I. a più articoli 51, non più chiamati dalla Polizia Provinciale ma dall'Atc, che avrà il compito di coinvolgere, dove possibile, a rotazione, i cacciatori come da articolo 37 della Legge Regionale ed il Responsabile del Distretto delle Squadre che potrà dare la sua assistenza agli interventi. Sicuramente ciò consentirà di dare una risposta all'agricoltore più celere e di conseguenza abbassare i costi dei danni.
- Visto che i danni da capriolo stanno aumentando notevolmente, sarebbe opportuno, come già era stato fatto nel passato, aprire la caccia di selezione alle femmine ed ai piccoli nel mese di agosto. Ciò permise, negli anni in cui fu consentita, di aumentare notevolmente i piani di abbattimento, riducendo così quella destrutturazione attuale della popolazione di capriolo con un aumento notevole di femmine rispetto ai maschi.
- Effettuare contenimenti, in regime di articolo 37, a cervidi e bovidi, privilegiando i selecontrollori già abilitati e iscritti all'albo regionale, in tutte quelle aree dove sono presenti danni all'agricoltura in tutti i periodi dell'anno.
- Modificare quanto previsto nella bozza di linee guida per il rilevamento dei danni di cui all'articolo 11, relativo alla prevenzione, affinché gli interventi in abbattimento non siano paragonati ad opere di prevenzione in quanto sono comunque tardivi con danni già in corso.
- Per la procedura di rilevamento si chiede che venga affiancato al tecnico, che effettuerà il rilevamento, un incaricato del distretto, in cui sono avvenuti i presunti danni, in modo che si possa constatare ove è avvenuto l'evento dannoso e come si possa intervenire in prevenzione senza entrare assolutamente nel merito della quantificazione del medesimo.
-Si crei una mappatura delle criticità dei danni da cinghiale in modo che si possa andare ad un tavolo, con presenti tutti gli operatori del settore, cioè cacciatori e agricoltori con le loro associazioni, gli Atc nonché i tecnici regionali e la Polizia Provinciale, al fine di predisporre un piano di prevenzione preventiva particolareggiato da applicare sul territorio e un correlato piano d'intervento immediato di abbattimento a secondo della natura del territorio e delle colture a rischio danni".
Direttivo Regione Toscana dell'Associazione Nazionale Libera Caccia