E' proprio vero, non si finisce mai d'imparare. La caccia al colombaccio ha radici ancestrali nelle nostre lande, dalla Toscana, all'Umbria, alle Marche, senza contare in epoche più recenti le pianure lombarde, le quercete appenniniche del meridione, i monti della Sardegna.
Eppure, scorrendo le pagine di una rivista inglese, si scopre che pure da quelle parti non si scherza. Anche perchè, quanto ad abbondanza, i "piccioni" di sua maestà non lasciano margini di dubbio, visto che lassù sono considerati "nocivi" (oggi si dovrebbe dire "opportunisti", ma fa lo stesso), e tuttavia considerati, come da noi, ottimi per la tavola.
C'è addirittura un corpulento "campione", George Digweed, che ci guida in questa affascinante specializzazione. Un buon appostamento e un cane da riporto sono il suo segreto. Come da noi, viene da dire.
Tante cartucce e una bella giornata di sole favoriscono il successo del carniere.
Sembra che da quelle parti, gli specialisti siano potentemente famosi. Accanto a Digweed, che ha scritto un manuale del perfetto cacciatore di colombacci, stanno altri illustri cacciatori, come Jeremy Herrmann, Philip Fussell, Will Garfit, Jamie Lee, la cui abilità specifica viene attribuita alla loro frequentazione di altre cacce alla selvaggina alata (fagiani, pernici, grouse), anche se lo stesso Digweed dissente. Secondo lui, l'abilità estrema in questa caccia si raggiunge se si comincia a praticare il tiro a volo ai colombacci fin dalla tenera età. Questa comunque è stata la sua esperienza.
Secondo lui, questo magnifico uccello, in novembre, ne boschi di querce, offre le stesse difficoltà dei fagiani in battuta, o delle grouse "controvento".
Come per tutte le forme di tiro in caccia, una certa conoscenza del campo è un must per il successo con i piccioni, per capire da dove arrivano, quanta pastura c'è nel campo, in che misura è frequentato, a che ora iniziano a muoversi, quando smettono, linee di volo, siepi, boschi, alberi solitari, acqua ecc.
La mimetizzazione dell'appostamento (utilizzando prodotti con caratteristiche diverse a seconda della stagione e dell'ambiente, coperti da foglie e frasche raccolte sul posto) è fondamentale, deve nascondere non solo te ma anche i tuoi cani, mettendoti in condizione di controllare un'area utile fino a 200-400 metri di distanza. Se serve, a distanze ulteriori occorre mettere degli "spaventa-piccioni", o un altro fucile che faccia da contraltare. Tuttavia, se sei nel posto sbagliato - dice Digweed - non servirà a niente neanche una stamperia di 100 richiami. Se il posto è giusto, dopo i primi colpi andati a segno, basteranno anche le prede lasciate sul terreno per fare da esca. Nel tiro, consiglia, mai stare seduti. Mobilità assoluta e gioco di gambe sono essenziali.
La cartuccia? 34 grammi con pallini del 5, ma, come per le strozzature del fucile (meglio un sovrapposto), dipende anche dalla distanza a cui si spara.
Questo è quanto in sintesi consiglia ai suoi colleghi dell'UK George Digweed. Sinceramente, ai nostri colombacciai non insegna niente che già non sappiano, anche se, come si dice, ad ognuno il suo mestiere.
Foto da The Field