Le associazioni venatorie del Lazio (Fidc, Anlc, Anuu, Enalcaccia, Italcaccia, Eps, Arci Caccia), insieme a Coldiretti e Confagricoltura, hanno inviato una lettera ai consiglieri regionali portando in evidenza che il Comitato tecnico faunistico venatorio (il primo dall'insediamento della nuova giunta), ha visto la totalità dei portatori di interesse bocciare categoricamente, per motivi differenti, il calendario venatorio 2018 - 2019 presentato dall'esecutivo regionale.
"Prima di entrare nel merito delle questioni - precisano le associazioni - , ci preme e ci duole sottolineare come, malgrado la data della seduta del Comitato fosse stata da tempo decisa e programmata dalla Regione, l'assessore delegato si è limitato ad un fugace saluto prima di andarsene asserendo di avere un'altra riunione in contemporanea. Il mondo venatorio, agricolo e ambientalista sono stati di fatto snobbati alla prima occasione.
Venendo al dunque, tutte le associazioni venatorie del Lazio hanno votato contro la bozza di calendario prodotta dalla Regione, imitati dalla totalità delle associazioni agricole. Anche la componente degli ambientalisti, per ragioni differenti da quelle delle scriventi, si è espressa negativamente bocciando di fatto il documento.
"Per quanto ci riguarda - scrivono nella nota - , le ragioni che ci hanno condotto alla bocciatura della bozza di calendario sono molteplici:
- Tanto per cominciare, la preapertura prevista dalla bozza riguarda una sola specie realmente oggetto di attenzioni da parte del mondo venatorio, vale a dire la Tortora Africana. Si continua, così, a concentrare tutta la pressione venatoria su di un'unica specie e, contemporaneamente, a discriminare i cacciatori del Lazio, che da oltre dieci anni oramai guardano i loro colleghi marchigiani, umbri e toscani dedicarsi anche ai colombacci e altre specie di interesse sin dal primo giorno di preapertura;
A propria discolpa, la Regione accampa la scusa di non possedere dati relativi agli abbattimenti delle scorse stagioni: ma questa lacuna è frutto di inadempienza da parte dell'ente, visto che da tre anni disponiamo dei tesserini venatori a lettura elettronica. Basta leggerli con adeguati macchinari per avere tutti i dati relativi agli abbattimenti realizzati dai cacciatori del Lazio dal 2015 ad oggi. Tra l'altro, per i cacciatori vige l'obbligo di riconsegna del tesserino entro la fine di marzo, pena salate sanzioni, proprio per favorire il controllo da parte dell'ente. Controllo che, puntualmente, non c'è stato neanche quest'anno. La Regione potrebbe allora colmare le proprie, colpevoli lacune chiedendo questi dati agli Ambiti Territoriali di Caccia, che sono disposti a fornirli, non fosse che la Regione stessa non si degna di prendere in considerazione tali enti di secondo livello;
- La Regione non ha introdotto alcun regolamento per il prelievo della volpe, specie in esubero, malgrado le richieste del mondo venatorio e agricolo;
- Mancato inserimento, fra le specie cacciabili, del Combattente e della Moretta, regolarmente cacciati in molte regioni d'Italia anche confinanti;
- Mancata considerazione, riguardo la caccia all'allodola, dello studio relativo ai prelievi dei cacciatori specialisti, dediti cioè essenzialmente a quel tipo esclusivo di caccia, con conseguente possibilità di raddoppiare il limite del carniere giornaliero e annuale. La proposta, presente sul Piano di Gestione Nazionale dell’allodola, approvato dalla Conferenza Stato Regioni il 15 febbraio, nata dalla partecipazione dell'Ufficio Avifauna Migratoria di Federcaccia, era quella di passare - per i soli cacciatori specialisti - da 10 a 20 allodole giornaliere, per un tetto annuale di 100 abbattimenti anziché 50. Proposta non recepita dalla Regione;
- Mancata concessione delle due giornate supplementari per la caccia alla migratoria da appostamento durante i mesi di ottobre e novembre, come previsto dalla legge Nazionale sulla caccia 157/92 e come regolarmente concesso, da 26 anni a questa parte, in tutte le altre regioni d'Italia;
- Mancata concessione della deroga per la specie Storno, ormai divenuto infestante come ben sanno i cittadini del Lazio e di Roma in particolare. Anche quest'anno non sarà possibile cacciare questo passeriforme, che continuerà pertanto a proliferare indisturbato ovunque desideri, con i danni alle colture che continuano a levitare a spese di tutti i cittadini.
Per tutti questi motivi le associazioni venatorie e agricole tutte hanno deciso di bocciare la bozza di calendario venatorio regionale, che non tiene conto delle proposte e dei suggerimenti dei reali attori del territorio agro-silvo-pastorale adibito alla caccia programmata. Se la Regione intende mancare di rispetto alla sua ruralità, contravvenendo a tutte le promesse elettorali del presidente Zingaretti, potrà anche farlo ma senza l'avvallo dei cacciatori, degli agricoltori e - sia pur per motivi differenti - degli ambientalisti.
"In estrema sintesi: a fronte dell'aumento dei danni alle colture da fauna selvatica, la Regione Lazio ha deciso di limitare ulteriormente l'attività venatoria nel Lazio, regione già vessata in materia con uno dei calendari venatori meno elastici d'Italia. Un calendario che, a detta dello stesso presidente Zingaretti, doveva essere stato già approvato entro lo scorso mese di febbraio. Ma si sa, la campagna elettorale è finita".