E' notizia di questi giorni che la Regione Umbria su indicazione dell'Osservatorio faunistico regionale stia pensando di attuare nel giro di poche settimane misure straordinarie per la riduzione di gran parte della popolazione in eccesso di cinghiali.
La sezione Umbra di Federcaccia si oppone a tale interventi “Questa decisione se realmente adottata ci lascia sconcertati per i modi previsti, per i tempi e perché - come si riporta nel testo - avallata dalle associazioni venatorie ed ambientaliste. Certamente le aziende agricole stanno sopportando - e da lunghi anni - il peso della massiccia presenza del cinghiale, ma decisioni così immediate e forti portano in se la soluzione del problema?”.
Occorre dunque pensare ad altre soluzioni che contemplino la possibilità di cacciare questo infestante selvatico dall'apertura generale della caccia fino al 31 gennaio secondo Fidc Umbria ed effettuare controlli più rigorosi sulle azioni illegali per le immissione della specie sul territorio.
Sarebbero 6.400 cinghiali quelli da eliminare entro il 31 maggio “Francamente ci sembra impossibile, quasi illusorio, dato che la normale attività venatoria con le classiche battute delle squadre durante la stagione venatoria, non è riuscita a contenere la popolazione”.
Senza contare il duro impatto del metodo della girata su tutta la fauna nidificante e sui piccoli mammiferi, oltre ai problemi legati all'aumento del rischio per la sicurezza dei cacciatori che a causa di una maggiore vegetazione e del consistente numero di doppiette, non può far altro che aumentare.
“Rimaniamo sconcertati. - concludono i dirigenti regionali di Fidc - Sulla rete internet in questi giorni sono apparsi articoli a firma Orsi e Francisetti che ci hanno ricordato che si può anche scioperare e non effettuare certe azioni. Quando non serviamo per le emergenze, le istituzioni ci vessano con tasse e limitazioni e l’opinione pubblica permette agli ambientalisti di ergersi a supremi gestori della natura, che come si vede dati alla mano si gestisce da sola e va per la sua strada.
Perciò suggeriamo alle associazioni ambientalistiche di cogliere al volo questa occasione e dimostrare che i loro metodi di contenimento senza sparo sono in grado di gestire anche emergenze come questa e aspettiamo di vedere se i fatti che riescono a realizzare sono pari ai loro proclami. I cacciatori d’altro canto hanno diligentemente pulito i fucili e li hanno rimessi nei loro armadietti, e i suggerimenti che arrivano dai nostri colleghi attraverso la rete internet sono quelli di non intervenire; c’è l’esercito per le emergenze, provate a suonare al suo campanello. Spiacenti signori la caccia è chiusa! Ne riparliamo a settembre”.
Scarica la delibera approvata dal Consiglio Regionale