Nonostante un curriculum di tutto rispetto, il professor Ballarini, esperto in Antropologia alimentare e professore emerito all'Universita di Parma, con 900 pubblicazioni e numerosi libri al suo attivo, ha preso una cantonata. In un articolo pubblicato dal sito dei Georgofili, a partire dall'intossicazione del piombo della classe dirigente romana, per via dei numerosi recipienti fatti proprio di piombo in cui conservavano il vino, e la cui acidità, scrive “provocava la formazione di sali solubili molto tossici”, fa una azzardata analogia con la carne consumata dai cacciatori (o da chi di frequente mangia selvaggina), la cui preparazione per molte ricette richiede marinatura in vino o aceto.
Ovvero, con tutto rispetto per i romani di duemila anni fa, che certo non avevano le conoscenze scientifiche necessarie per sapere a quali rischi andavano incontro, il cacciatore sarebbe un ignorante con l'anello al naso, che passa la vita ad autointossicarsi con il cinghiale in salmì.
Una considerazione che è però smentita dai fatti e dai numerosi studi specifici. Anche lo stesso Ballarini, che uomo di scienza è, non può far a meno di ricordare, malcelando una evidente contraddizione, che “secondo l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), gli alimenti che inducono la popolazione europea ad una maggiore esposizione al piombo sono quelli consumati più frequentemente come cereali, latticini, verdura e acqua potabile”.
Manca il riferimento specifico alla selvaggina, che però è parte del rapporto. Per Efsa, infatti, è semplicemente irrisoria nella contaminazione alimentare. Se si considera tutta la carne consumata in Italia (quindi anche manzo, pollo, maiale, ecc.), e tra questa dunque anche la cacciagione, si arriva una cifra inferiore al 6% dell'assunzione alimentare di piombo. Il rapporto Efsa in realtà dice molto di più: "il consumo di carne di cacciagione, anche con eventuale elevata concentrazione di piombo, non modifica in modo rilevante l’assunzione totale”.
Se non ci fidiamo dell'Efsa, chiediamo agli svizzeri, il cui ufficio di Sanità pubblica ha confrontato in uno studio i livelli ematici di piombo in cacciatori e i non consumatori di cacciagione, da cui è emerso che non esiste “nessuna relazione, nei cacciatori, fra livelli ematici di piombo e numero di pasti consumati a base di cacciagione”.
O chediamo alla Svezia, che ha empiricamente dimostrato, in un altro studio, come i livelli di assunzione di piombo derivanti dalla carne di ungulati, sono realmente trascurabili. Nello specifico, lo studio ha concluso che "Solo la parte di Piombo Metallico che si trasforma in Composti Ionici Biodisponibili può essere assorbita dal corpo umano". E "la percentuale di Piombo Metallico che si trasforma in Composti Biodisponibili durante il passaggio nel sistema gastrointestinale umano è compresa tra l’ 1% ed il 2%".