"Ora più che mai il mondo venatorio si deve unire per dimostrare che non ci sta, deve farlo per dire basta alle angherie di questa legge, che ora opprime i cacciatori piemontesi, ma un domani potrebbe contagiare con i suoi effetti negativi anche altre regioni italiane". E' quanto si legge in un comunicato delle Associazioni Venatorie piemontesi A.N.L.C., ANUU Migratoristi, ARCI Caccia, Enalcaccia, E.P.S., C.P.A., La Selva, a commento della situazione dopo l'approvazione della nuova legge sulla caccia.
"Per fare un breve e parziale sunto di quanto deciso dagli illuminati legislatori piemontesi, questa legge non permette o vieta:
1) di andare a caccia nelle domeniche di settembre,
2) cacciare 15 specie cacciabili secondo la l. 157/92,
3) consente ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui loro terreni,
4) impone ai cacciatori di ungulati di produrre ogni 30 mesi un attestato di prova di tiro per poter accedere al prelievo selettivo,
5) prevede che il prelievo della tipica fauna alpina sia consentito esclusivamente tramite un’assegnazione nominativa in base a piani numerici di prelievo, e così diversi cacciatori ne saranno esclusi,
6) stabilisce che i cacciatori che sono agricoltori, amministratori e dipendenti di enti pubblici, o viceversa, non possano essere designati nei Comitati di Gestione di ATC e CA perché incompatibili,
7) vieta l’addestramento cani dopo le ore 18,00".
"Queste - continuano le associazioni - sono solo alcune delle genialità contenute nella nuova legge che penalizzano non solo i cacciatori piemontesi, ma anche quelli foranei il cui numero viene drasticamente ridotto al 5% sul totale ammissibile in ambiti e comprensori, limite elevabile al 10 nei soli ATC, anche se restano escluse la caccia di selezione e il cinghiale, e questo perché pare ormai evidente a tutti l’intento di “tollerare” solo più queste ultime due forme di prelievo venatorio, demolendo invece quelle che sono le nostre cacce tradizionali, e cioè stanziale, migratoria e tipica fauna alpina.Peraltro l’aumento delle sanzioni pecuniarie per tutte le infrazioni è ora salito a livelli altissimi, intollerabili".
Le associazioni venatorie piemontesi, richiamando l'impegno dei manifestanti dell'8 giugno sollecitano "una presa di posizione unitaria, anche a livello nazionale". E concludono: "per tutte queste ragioni, pur nel rispetto delle istituzioni, da oggi in poi valuteremo ogni forma di lotta lecita e consentita oltre a quelle già messe in atto nel passato, precisando come per noi si tratti principalmente di difendere diritti e libertà altrove considerate normali ed acquisite, mentre qui, in Piemonte, esse vengono rappresentate all’opinione pubblica quali fossero atti delittuosi o contrari alla morale".