Colpo di scena nella travagliata vicenda giudiziaria che ha portato al banco degli imputati l'ex presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder ed Heinrich Erhard, allora direttore dell’Ufficio caccia e pesca, con l'accusa di aver concesso l'abbattimento illegale di volpi, merli, cornacchie, cormorani, tassi, marmotte, faine e stambecchi.
La Corte dei Conti in Appello ha ribaltato l'esito della sentenza di primo grado del 2016, che non aveva accolto l'accusa di illegittima autorizzazione di abbattimento di selvaggina protetta. Per i giudici dell'appello il reato sussiste perché le autorizzazioni non erano supportate da specifica istruttoria. “L’abbattimento degli animali veniva sistematicamente disposto senza che ne ricorressero i presupposti” scrivono i giudici.
Dunque, considerato che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, è stato calcolato in un milione e 136 mila e 250 euro il conto finale da rimborsare da parte dei due ex amministratori pubblici. Ovvero, circa 568 mila euro a testa. Il computo considera il numero complessivo degli animali abbattuti grazie ai quasi 100 decreti emanati dal 2010 al 2014, sulla base del valore tassidermico, ovvero dell'animale imbalsamato, diminuito del 40% imputabile al costo della manodopera. I due dovranno versare anche oltre 6 mila euro a testa alla Provincia di Bolzano, per il danno erariale prodotto dalle pronunce negative del Tar.
“È una sentenza politica, ingiusta e inaccettabile” commenta Durnwalder, che annuncia ricorso in Cassazione, fino ad arrivare, se necessario, alla Corte europea dei diritti dell'uomo. “La caccia è di competenza della Provincia, questo vuol dire che dobbiamo avere il diritto di stabilire quando un animale crea danni alle colture agrarie o ai boschi. Noi abbiamo autorizzato l’abbattimento di cervi che facevano danni, di tassi che causavano problemi alle aziende agricole, di marmotte che se non intervenivamo avrebbero distrutto le malghe. In questo caso avremmo dovuto pagare noi i danni a contadini e allevatori, con i soldi pubblici”.
Esulta invece la Lav, che si è costituita in giudizio insieme alla Lac. “Auspichiamo – scrivono dalla Lav - che questa storica condanna rappresenti un preciso monito agli attuali amministratori della stessa Provincia di Bolzano e della vicina Provincia di Trento, a non approvare le proposte di legge per l’uccisione di lupi e orsi, specie protette a livello nazionale ed europeo”