E' tempo di statistiche, che tuttavia, a seconda di chi li diffonde, fanno apparire una o più di una realtà, che molto spesso provocano nell'opinione pubblica una percezione a dir poco distorta.
E' noto, almeno agli addetti ai lavori, che in Italia i reati sono complessivamente e continuativamente in diminuzione. Ciò non toglie che, quando si riferiscono numeri assoluti, e avulsi dal contesto, l'effetto è garantito.
E' quanto fa, ad esempio, ma non è la sola, la Lega Antivivisezione, nel suo rapporto (basato sulla probabilità, fra l'altro) sui reati contro gli animali. Che non tiene conto, ad esempio, di tutti quei numeri (ovviamente non segnalati da alcun organo di polizia) citati lo scorso anno dal nuovo capo della segretria del ministro dell'ambiente, che denunciava una quarantina di milioni di vittime innocenti, a causa degli incendi, dovendo successivamente precisare che nel novero erano compresi anche gli insetti o fauna analoga.
Ma veniamo alla LAV. Abbiamo appreso da tutti gli organi di stampa - ben orchestrata, non c'è dubbio - che i reati contro gli animali sono in aumento e visti i numeri (assoluti, appunto) sono di una consistente evidenza. In sintesi, estrapolando soprattutto dai dati che possono aver qualche riferimento, seppur alla lontana, con la caccia, i fascicoli aperti nel 2017 per reati contro gli animali sono stati 8.518 (4.649 a carico di ignoti), per 15,38 reati ogni 100mila abitanti e 9,60 indagati per 100mila abitanti. Fra questi, quelli attinenti alla legge sulla caccia (157/92) riferiscono di due indagati (e non condannati) ogni 100mila abitanti. L'accanimento anticaccia perseguito da anni ha poi portato a un'inasprimento dei controlli soprattutto in certe aree del paese. Il che ha comportato, fra l'altro, che nel rapporto vengano evidenziate incidenze al disopra della media nel quadrilatero Brescia-Bergamo Vicenza-Verona. E tuttavia si registrano 18.797 accertamenti con 8.868 sequestri inerenti alla Convenzione di Washington (CITES), su specie faunistiche che niente hanno a che fare con la caccia (specie esotiche o comunque estranee all'elenco delle specie cacciabili).
Ma vogliamo osservare questo fenomeno nel suo contesto generale? Si badi bene: senza voler discolpare nessuno: un bracconiere è un bracconiere e - come ha fatto rilevare anche il Ministero della Giustizia - è già oggetto di sanzioni penali più che adeguate.
Ecco invece i dati complessivi. Il Ministero dell'Interno offre ampia documentazione, che tutti possono mettere a confronto. Per esempio, tanto per andare al sodo, nel 2016 il totale dei delitti accertati corrisponde a 2.487.384 (duemilioni quattrocentottantasettemila trecentottantaquattro). Nella sintesi del dettaglio: 1.346.630 per furti; 249.850 per danneggiamenti; 151.464 per truffe e frodi informatiche. E per rimanere nei reati più gravi, quelle commessi nei confronti della persona (attentati, strage, omicidi e tentati omicidi, lesioni ecc., violenze sessuali) si superano abbondantemente i centosessantamila delitti.
Quindi, va bene dare i numeri, ma cerchiamo di contestualizzarli, attribuendo valori di congruità conseguenti. In uno stato civile, come sembra essere il nostro, se rapportato a quel che succede almeno in occidente, sarebbe l'ora che chi di dovere, cioè la politica, le istituzioni, si preoccupasse di riportare a dimensioni oggettivamente riscontrabili certi eccessi che purtoppo contribuiscono a creare allarmi infondati e a far ingrassare certe onlus, che mirano a distruggere quel poco di convivenza civile che la nostra società è riuscita a conquistare con intelligenza, altruismo e rispetto della verità.