Come molti ricorderanno, poche settimane fa aveva fatto non poco discutere una decisione del Consiglio di Stato che di fatto legittimava gli Atc umbri a chiedere ai singoli cacciatori di sopperire alla mancanza di fondi per il ristoro dei danni in caso di inefficacia dei piani di abbattimento.
Detto fatto, dopo un mese da quella sentenza, gli Atc umbri sarebbero proprio in procinto di comunicare alle squadre di caccia al cinghiale la propria intenzione di prevedere “una richiesta economica di integrazione danni alle colture causate dal cinghiale in Umbria ed in adempimento delle norme regionali di riferimento (legge Regionale 17/2009. R.R. 5/2010, R.R. 34/1999)”.
Ad opporsi c'è la Federcaccia umbra, che in una lettera inviata all'Assessore Fernanda Cecchini chiede conto di tutte le attività messo in campo dalla Regione e di tutti i dati disponibili sulla consistenza della specie e sul completamento dei piani di abbattimento.
"Federcaccia Umbra - è specificato nel documento inviato alla Regione - ritiene che tale richiesta evidenzi, qualora notificata alle squadre, precisi limiti di diritto e di fatto che non possono trovare il nostro consenso nel rispetto comunque di Leggi Regionali già condivise in passato e sentenze anche recenti che vanno applicate in maniera adeguata ed appropriata su tutto il nostro territorio regionale”.
“Si evidenzia che - continua la nota - solo una dimostrata corretta e tecnicamente valida assegnazione di territori potrebbe rendere gli obiettivi giusti e, conseguentemente, l’eventuale richiesta di pagamento legittima; Solo una dimostrata corretta e tecnicamente valida ed adeguata assegnazione di quantità di capi da abbattere potrebbe rendere gli obiettivi giusti e, conseguentemente, la richiesta di pagamento legittima; Solo un dimostrato corretto e tecnicamente valido diniego alla proroga dell'attività venatoria oltre i limiti di calendario, invece prevista dal regolamento - potrebbe rendere la richiesta di pagamento legittima; solo una corretta e ben individuata provenienza della specie può consentire l’accertamento del danno (il cinghiale non è specie stabile in un territorio ma è fortemente erratico e pertanto il contenimento non può che coinvolgere tutti i soggetti interessati, ATC, Aziende Faunstico Venatorie, Parchi, Aree demaniali ecc.; è necessario quindi un ben preciso piano di gestione condiviso)”.