A seguito della decisione del Tar di accogliere la richiesta sospensiva di Urca e dunque sospendere la caccia al capriolo (femmine e piccoli), l'associazione espone le ragioni del proprio ricorso. "Doveroso intervenire - scrive il Presidente Urca, Antonio Drovandi - in ordine all’ultimo e più grave dei provvedimenti straordinari emanati dalla Regione Toscana ed avente ad oggetto, tra l’altro, l’estensione dei tempi del prelievo del capriolo anche al periodo 15 agosto-30 settembre e 1 gennaio-15 aprile".
Urca fa notare che il provvedimento aveva avuto il parere contrario di Ispra per molteplici motivazioni tecniche e scientifiche. "Ci limitiamo ad evidenziarne solo alcune fondamentali - si legge nella nota -: il decremento della specie Capriolo rispetto al 2017; la criticità nel sistema di campionamento per superficie; la necessità di rivedere criticamente la cartografia tra aree vocate e non vocate; non conformità delle tempistiche dei prelievi sia per le femmine e piccoli in estate, sia per i maschi con riferimento al periodo invernale".
"Ci preme ricordare che fino ad oggi, sensibili alle esigenze del mondo agricolo, URCA, con grande senso di responsabilità, non ha mai ritenuto di intervenire laddove si siano predisposti interventi specifici in aree circoscritte con elevata concentrazione di danni" scrivono dall'Urca, che dichiara di non poter condividere un generico intervento di prelievo su tutto il territorio regionale "che non tiene conto delle differenti realtà territoriali, autorizzando, di fatto, un prelievo indiscriminato che rischia di pregiudicare fortemente la sopravvivenza stessa della specie capriolo in intere zone della regione dove questa è in sofferenza".
"Si sottolinea, infatti, che, gli attuali provvedimenti regionali si inseriscono in una situazione non chiarita in modo organico, a causa della perdurante carenza del tanto atteso piano faunistico venatorio regionale, non ancora emanato a distanza di due anni dalla Legge Regionale 10/2016, venendo così a mancare l’esatta individuazione delle aree ad alta criticità ed i conseguenziali specifici provvedimenti da applicare. URCA è una associazione di tutela ambientale riconosciuta, composta in grandissima parte da cacciatori, con alle spalle un percorso formativo di alto livello, proteso alla gestione e conservazione di tutte le specie purché questo avvenga nel rispetto dei più rigidi parametri ecologici e scientifici. In queste ore, all’interno della discussione che si sta sviluppando sul territorio, in relazione al provvedimento adottato dal TAR della Toscana, continuiamo a ricevere manifestazioni di stima e di plauso all’iniziativa intrapresa a livello regionale e nazionale. Ciò ci conforta ed allo stesso tempo è chiara dimostrazione che URCA tutela gli interessi dell’intera collettività, tenendo ben presente lo stato giuridico della fauna selvatica, che ricordiamo è patrimonio indisponibile dello stato, quindi di tutti i cittadini e non solo degli specifici portatori di interessi" chiude Drovandi.