Riceviamo e pubblichiamo il seguente resoconto dell'assemblea della Confederazione Cacciatori Toscani, svoltasi a Grosseto durante il Game Fair
A qualche giorno dall’apertura generale e nel contesto della più importante manifestazione italiana dedicata alla caccia e alle attività all’aria aperta – il Game Fair di Grosseto – si è svolta l’assemblea regionale della Confederazione Cacciatori Toscani.
Una presenza significativa quella promossa dalla CCT in questa edizione. Un grande stand molto visitato, un giornale (“Il Colpo d’ Ala”) distribuito in migliaia di copie per dare forza ai contenuti al posto di “luccicanti” gadget; iniziative di qualità dove si è parlato di politica venatoria e premiato i campioni della cinofilia delle manifestazioni CCT.
Di fronte ad oltre 100 dirigenti ed attivisti provenienti da tutte le province toscane, i rappresentanti regionali delle Associazioni confederate hanno tracciato il bilancio delle iniziative svolte nell’ultimo scorcio di attività e le questioni più significative che sono all’attenzione nell’interlocuzione istituzionale con la Regione Toscana. Alla presenza del Vicepresidente Nazionale dell’ANUU Migratoristi, Vladimiro Boschi, e del Presidente Nazionale della Federazione Italiana della Caccia, Gianluca Dall’Olio, si sono alternati negli interventi introduttivi Franco Bindi, Moreno Periccioli , Matteo De Chiara e Jacopo Savelli. I rappresentanti toscani, rispettivamente, di ANUU, FIDC, ARCT ed EPS hanno sottolineato come il vero valore aggiunto dell’esperienza della CCT sia quello di aver codificato un linguaggio univoco per parlare con una sola voce.
Nel contesto convulso e problematico che la Confederazione è costretta ad affrontare, stante la mancanza di rotta con la quale la Regione sta governando la materia faunistico – venatoria, aver costruito il soggetto unitario che racchiude oltre il sessanta per cento dei cacciatori toscani è lo strumento più prezioso di cui il mondo venatorio poteva dotarsi per non sommare debolezza a debolezza e per dimostrare – con i fatti – che l’unità è possibile e necessaria. Questo risultato, infatti, porta beneficio alla caccia e alle Istituzioni: per portare un contributo ai vari fronti aperti, la CCT si presenta ai tavoli di confronto con analisi puntuali e con documenti organici che possono, se accolti, risolvere o mitigare i tanti problemi che sono sul tappeto. Un metodo di lavoro serio e responsabile, frutto della conoscenza dei problemi e del rifiuto dell’improvvisazione e della superficialità.
Le questioni aperte sono notoriamente molte: la Legge Obiettivo sugli ungulati che si conferma un provvedimento da ripensare, la mancanza del Piano Faunistico Regionale – scaduto nel 2015 - che impedisce una programmazione organica e di lungo respiro, l’interruzione del metodo della concertazione, gli appuntamenti istituzionali costruiti a “spizzichi e bocconi”; il tutto con il permanere di una crisi di vasta portata che investe la piccola selvaggina stanziale, con gli ATCche si sono trasformati in bersagli da colpire anziché in enti da sostenere e con un tangibile disinteresse al declino della ruralità e della sua cultura, di cui la caccia è parte fondamentale. Un contesto, delineato in apertura dal Presidente Periccioli, che di per sé basterebbe di gran lunga per costruire, presto e bene, l’unità del mondo venatorio.
Davvero si fa fatica a comprendere il perché, stante la realtà che circonda il nostro mondo, l’associazionismo venatorio non proceda con speditezza e intelligenza verso l’unica precondizione in grado di affrontare con la dovuta forza i tanti guasti che minacciano l’integrità e la stessa sopravvivenza della nostra passione. Ci si limita da parte di taluni a diramare critiche e spargere livore come se non bastassero i nemici che la caccia ha all’ esterno. Poi niente, nessun progetto, nessuna proposta.
La CCT, ormai da quattro anni, è passata dagli auspici ai fatti; è stato un percorso vero, che ha affrontato i tanti spigoli e le non poche differenze culturali che hanno caratterizzato il percorso di grandi e storiche organizzazioni. Nessuno dei protagonisti ha mai teorizzato la formula del “cronometro”: sciogliti un minuto prima di me ed io ti seguirò a ruota. Questo è l’argomento principe che ancor oggi viene accampato da coloro che non vogliono unire i cacciatori facendo apparire una necessità storica ineludibile, come una indegna macchinazione di potere. Che tristezza! L’unità è nell'anima di ogni cacciatore onesto, abita nella genuinità di ogni persona perbene.
Di questi temi – con lucidità e un carico di entusiasmo travolgente – ha parlato Matteo De Chiara, giovane ventottenne che ha emozionato l’intera platea presente ai lavori. Lui, e tanti giovani come lui, ha detto, non si rassegnano a questo declino e, tra gli applausi, ha ricordato che il momento è ora: quando la prudenza diventa immobilismo, un gruppo dirigente perde l’appuntamento con la storia; a quell’appuntamento, invece, noi vogliamo esserci. Molto sentite anche le parole pronunciate da Jacopo Savelli, presidente regionale dell’EPS Toscana, che ha sottolineato come lo spirito e gli intendimenti della CCT sono esattamente quelli sostenuti dalla sua Associazione.
I rappresentanti nazionali delle Associazioni confederate, a partire da Vladimiro Boschi, hanno auspicato il coronamento definitivo dell’esperienza della CCT, ovvero la costruzione della casa comune dei cacciatori. Gianluca Dall’Olio, con un intervento ricco di spunti di riflessione, ha confermato come l’unità del mondo venatorio rimanga un obiettivo irrinunciabile; un treno fatto di tanti vagoni da riempire con contenuti aggiornati, in linea con i tempi e capace di guardare avanti.
La CCT è stata capace di interpretare questa sfida, trasformandola in un processo irreversibile. L’apertura di una fase costituente che favorisca il raggiungimento di questo obiettivo è oggi il metodo più appropriato per far evolvere formule organizzative che hanno evidenziato limiti e rallentato le necessarie iniziative politiche e progettuali.
Confederazione Cacciatori Toscani