La CCT di Pisa giovedì 6 settembre a Ponsacco ha tenuto un incontro sulla caccia di selezione in Toscana. L'occasione per tracciare una sorta di bilancio della ventennale esperienza di questo prelievo venatorio; come in tutte le vicende complesse, la caccia di selezione, a Pisa, come da altre parti, evidenzia aspetti altamente positivi ad altri più problematici. Come la conflittualita' - talvolta esplicita e talora latente - con altre tipologie di caccia. A far da contorno a queste problematicità si sono aggiunte, nell'ultimo periodo, la vicenda della Legge Obiettivo sugli ungulati voluta dalla Regione Toscana e la sospensione del prelievo delle femmine di capriolo decisa dal TAR a seguito del ricorso presentato dall'URCA.
Di tutto questo ha parlato il Prof. Apollonio nella sua relazione. Sottolineata l'importanza della caccia di selezione come uno dei più grandi successi in ambito venatorio (gestione conservativa ad alto contenuto tecnico), si è passati agli aspetti problematici. Anzitutto la necessità di ovviare al progressivo calo dei cacciatori soprattutto nello svolgimento di alcune pratiche gestionali finalizzati a rendere possibile l’acquisizione dei dati necessari anche con forze più ridotte, oltre che la ricerca di soluzioni sul conflitto fra ungulati selvatici ed il mondo agricolo.
"Questa situazione - si legge nella nota CCT - richiede un grande sforzo per attuare una gestione sempre più efficiente nel rispetto quantitativo e qualitativo dei piani di prelievo e nella capacità di essere parte della soluzione dei conflitti che nascono fra importanti protagonisti, agricoltori e cacciatori, della gestione del territorio".
Durante il dibattito che è seguito si è parlato del "subdolo tentativo di delegare ai proprietari dei fondi la risoluzione dei danni alle colture agricole" ma anche di un certo "radicalismo etico" che sta facendo breccia anche in talune posizioni tra gli stessi cacciatori di selezione ed alcune associazioni di riferimento.
“Non sarà su questo terreno che la caccia potrà trovare maggior ascolto e comprensione dalla cultura ambientalista dominante – si legge nella nota riassuntiva della CCT - ; è invece la responsabilità, il comportamento coscienzioso e razionale che sa operare nella complessità del reale che permetterà di costruire autorevolezza e senso di sé. È questa l'etica più preziosa che un cacciatore possa esprimere. In questo equilibrio sarà possibile continuare a svolgere la propria attività senza che interessi privati e appetiti diversi si sostituiscano alla semplice e genuina passione venatoria. La CCT, ha detto Marco Salvadori nelle sue conclusioni, si batterà per il raggiungimento di questo fine”.