Diego Dolcetti, ventisette anni, bresciano, tecnico informatico e studente di ingegneria, ama la caccia da sempre. “Lo devo a mio nonno che mi ha avvicinato a questo mondo fin da quando ero molto piccolo” dice. “Non finirò mai di ringraziarlo per questo, perché mi ha fatto conoscere una passione sana e meravigliosa che continuo a coltivare giorno dopo giorno”.
La caccia per lui è qualcosa di irrinunciabile, parte della sua stessa personalità. “Penso che la caccia sia l’hobby e la passione più bella che si possa avere perché ti permette di avere quella libertà che oggi è difficile da ottenere e quel contatto con la natura ormai perduto. La caccia dona emozioni uniche e rare, che almeno io personalmente non provo in nessun'altra situazione”.
Chi è contrario a questa attività secondo Diego, non sa di cosa si parla. “Queste persone non comprendono i valori che stanno dietro alla caccia, il che è dovuto in parte al fatto che ormai la cultura cittadina ha soppiantato quasi del tutto quella rurale, che purtroppo va morendo giorno dopo giorno”. "Penso che secorrettamente gestita e praticata la caccia sia un ottimo mezzo per la salvaguardia dell’ambiente perché non essendoci più predatori dalle nostre parti (o almeno in numero molto ridotto) non c’è altro mezzo se non la caccia per fare una selezione naturale degli animali".
E' appassionato di caccia ai tordi e al cinghiale ma ama più di tutte la caccia con il cane da ferma in montagna (che pratica in Vallesabbia), con il setter inglese a galli forcelli, coturnici e beccacce. “Mio nonno praticava questa forma di caccia e mi è rimasta nel cuore, con grandi e bellissimi ricordi”. Oltre alla caccia ama le escursioni in montagna, la pesca e la raccolta funghi. Ha una fidanzata che comprende ed approva la sua passione. “Vive in Trentino ed ha un padre che probabilmente ha una passione venatoria ancora più grande della mia” spiega.
Secondo Diego la caccia andrebbe tutelata meglio. “Le associazioni venatorie – dice – a volte fanno troppo poco e si prefiggono obiettivi molto scarsi. La colpa è anche di chi all'interno di queste associazioni rema contro gli interessi dei cacciatori”.
Infine Diego ci racconta una sua avventura di caccia vissuta con l'amico Andrea. “Praticamente lo scorso anno le beccacce nelle mie zone di caccia hanno scarseggiato ed abbiamo fatto parecchie uscite senza prenderne. Durante una giornata leggermente piovosa e durante la quale non avevamo visto nessuna beccaccia, abbiamo deciso di tornare alla macchina per fare rientro a casa e proprio nel tornare, Carol, la femmina più anziana dei nostri setter (11 anni) va in ferma proprio incollata ai nostri piedi. Improvvisamente si alza una beccaccia che riusciamo ad abbattere. Beh la gioia di quel momento è stata indescrivibile, segnava la fine di un lungo digiuno e la ricompensa per molta fatica sia nostra che soprattutto dei cani, tanto è che ci siamo messi a cantare e gridare in mezzo al bosco come dei bambini".