Nel bel mezzo delle polemiche sulla caccia alla domenica, a seguito dell'incidente di cui si è ampiamente parlato anche su queste pagine, la Lipu lancia la propria proposta per limitare il più possibile l'attività. E' Federica Manzia, a nome della Lipu, ad annunciare ai microfoni del Tg1 la proposta fatta a parlamento e Governo di istituire una specie di Daspo, laddove si sia verificato un illecito grave. “Sarebbe opportuno dare una svolta con l'interdizione alla caccia di un determinato territorio dove è stato commesso un reato grave di bracconaggio” spiega la rappresentante dell'associazione.
L'iniziativa, lanciata l'indomani dell'abbattimento di un'aquila del Bonelli in Sicilia, è spiegata in un comunicato dell'associazione. "Nessuno strumento regolare - dichiara l'associazione - è oggi in grado di far fronte al dilagare del fenomeno dell'illegalità venatoria, in crescita in tutta Italia. Per questo chiederemo a Governo e Parlamento, nei prossimi giorni, di fare loro una proposta di legge di istituzione del Daspo per la caccia illegale, che ad ogni evento di ferimento o uccisione di specie protetta sospenda oggettivamente l'attività venatoria in tutta l'area interessata e che interdica soggettivamente per anni l'attività venatoria in caso di scoperta del colpevole”.
"E' un provvedimento che rivoluzionerebbe la lotta al bracconaggio, amplificandone immediatamente l'efficacia. Si creerebbe una responsabilità diversa negli istituti di caccia teatro di atti di caccia illegale e negli stessi cacciatori, portati a preoccuparsi più seriamente del mantenimento della legalità nel territorio in cui esercitano l’attività. Sarà loro interesse diretto: se qualcuno sbaglia, pagano tutti”.
"Nei prossimi giorni - conclude la Lipu - presenteremo la nostra proposta e siamo certi che vorranno farla propria non solo i parlamentari ma lo stesso Governo, considerato che tra i punti del Contratto di Governo, al paragrafo su 'Reati ambientali e tutela degli animali' è previsto esattamente questo: un maggiore contrasto al bracconaggio. Un contrasto vero e finalmente efficace. Non c'è più un minuto da perdere".
Il che, rimanendo nel contesto di reati ambientali di una certa gravità, sarebbe dunque come chiudere tutta la produzione industriale laddove si scopre per esempio che un'azienda inquina, sversando i propri veleni nell'ambiente. O interdire un'area all'agricoltura perché qualcuno ha usato diserbanti vietati. Qualcuno dirà che non si possono mettere a confronto questo tipo di reati ambientali con l'uccisione illegale di animali protetti. Eppure stiamo parlando di delitti ambientali con conseguenze molto più gravi, che riguardano la tutela della salute pubblica e quella della stessa fauna selvatica.
La condanna nei confronti dei reati di bracconaggio deve essere totale e netta. E l'impegno dei cacciatori e delle loro organizzazioni nel denunciare questo tipo di reati deve essere quotidiano. Punire tutti per il gesto di uno solo non solo è vessatorio e profondamente ingiusto, ma non farebbe altro che aumentare l'entità del problema. L'assenza dei cacciatori, fino a prova contraria dalla fedina pulita immacolata, porterebbe ad un impoverimento anche del presidio di legalità. E' matematico. Eppure alla Lipu qualcuno con la testa sulle spalle - non servono genii, merce rara - dovrebbero averlo.