In relazione al doloroso incidente di domenica 30 settembre (sul quale sono ancora in corso indagini) che ha causato la perdita della giovane vita di Nathan Labolani, la Libera Caccia, dopo aver rinnovato alla famiglia del 19enne le più sentite e profonde condoglianze –come peraltro già fatto in nome di tutti i cacciatori italiani dall’intero mondo venatorio riunito nella Cabina di Regia – desidera fare alcune considerazioni. Ci sembra quantomeno insolito che un ministro della Repubblica scenda sullo stesso piano isterico e “forcaiolo” tipico della ben nota frangia dell’animalismo più integralista e intollerante.
Un ministro dovrebbe rifuggire dal giustizialismo massimalista e dovrebbe sentire il dovere di affrontare le problematiche che investono il suo dicastero con maggiore pacatezza ed equilibrio, senza cadere vittima dell’irrefrenabile volontà di “cacciare il cacciatore”. Un ministro dovrebbe essere sicuramente meno impulsivo e più equanime: non solo per rispetto di 700.000 cittadini incensurati e per di più controllati come pochi, ma anche delle evidenze della cronaca quotidiana.
Per esempio, vorremmo sommessamente ricordare al ministro che ogni anno–anche nel corso di questa estate– si verificano decine di incidenti, alcuni dei quali mortali, causati da diportisti alla guida di gommoni e motoscafi eppure non si è minimamente sognato di invocare il divieto di usare tali mezzi la domenica o nelle altre feste comandate.
Senza contare che nessuna attività umana all’aria aperta, ricreativa o sportiva è esente da rischi per chi la pratica o per terzi estranei, ivi compresi i soccorritori. Basti pensare che nella stessa tragica domenica 30 settembre ci sono state ben tre vittime in montagna; oppure che ogni anno ci sono decine e decine di morti fra i cercatori di funghi, fra i subacquei o fra i deltaplanisti e centinaia fra gli escursionisti o i bagnanti.
Le simpatie del ministro Costa verso l’animalismo anti -venatorio non sono certo una novità e la scelta di mettere a capo della sua segreteria Fulvio Mamone Capria, il presidente di una associazione animaliste (non ambientalista, si badi bene!) ha confermato questa una attrazione che se è legittima per un privato cittadino, forselo è un po’ meno per un ministro.
Ci auguriamo che il Governo stigmatizzi questo comportamento, affrontando la problematica con maggiore pragmatismo e senza i proclami tipici di chi è continuamente in cerca di visibilità mediatica e di facili consensi.
Paolo Sparvoli