Sulla questione del mancato avvio della caccia al cinghiale a Brescia, interviene nuovamente la Federcaccia provinciale. "Mancano i censimenti dei suidi presenti sul territorio bresciano - precisa l'associazione - , o meglio l’ente preposto ad eseguire i censimenti, la Polizia Provinciale, non sottoscrive le stime fatte dalle squadre dei cinghialai".
"La legge è chiara - prosegue Fidc Brescia - : l’art. 8 comma 2 della legge regionale 26/93 stabilisce che l’attività di censimento è coordinata dalle competenti strutture della Regione in collaborazione con il comitato di gestione dell’Atc. Al comma 3 si legge L’attività di cui al comma 2 è svolta dagli agenti dipendenti dalla Provincia coadiuvati dagli agenti del corpo forestale dello Stato etc. Quindi se la caccia al cinghiale non apre perché non sono stati fatti i censimenti e i censimenti per legge deve farli la Polizia Provinciale non ci sembra che ci si debba sforzare molto per cercare le responsabilità".
"Ma a Federcaccia - chiude l'associazione - interessa che i cacciatori possano esercitare un loro diritto e quindi siamo fiduciosi che gli sforzi messi in campo dall’assessore Rolfi portino presto all’inizio dei prelievi. Penseremo poi a valutare i danni subiti dalle squadre dei cacciatori ma anche dall’Atc che per legge deve risarcire una percentuale dei danni causati dai cinghiali agli agricoltori. Valuteremo azioni legali nei confronti di responsabilità manifeste e magari una comunicazione alla Corte dei Conti, visto che l’Atc è un ente pubblico".