Nessuna regione ha fatto tanto in quest'ultimo anno nell'analizzare ogni questione legata alla caccia come la Toscana. Le conclusioni presentate durante la Conferenza della Caccia di Arezzo a febbraio, sono il risultato di un enorme lavoro realizzato dalla Regione con la collaborazione dei principali soggetti coinvolti nella gestione della fauna.
Proposte che come sappiamo, sono state accolte favorevolmente da associazioni ambientaliste, agricole e venatorie.
Vogliamo gradualmente sottoporre ai nostri utenti queste ricerche che in futuro, ci si augura, potranno servire come progetto campione per altre regioni italiane.
Una delle questioni centrali e tra quelle maggiormente citate durante la conferenza, è quella dei danni provocati dalla fauna selvatica. Il rapporto della Regione ci dice che le popolazioni di ungulati sono in continuo aumento, numerico e di areale e che gli abbattimenti (anch'essi in aumento) non riescono comunque a tenere il passo di tale incremento. Di conseguenza i danni che queste popolazioni hanno causato all'agricoltura sono aumentati, con una maggiore incidenza a partire dal 2006 fino ad oggi.
Tutto ciò che è stato messo in atto per contenere questi danni in via preventiva – si ammette - non è stato sufficiente a contenere il fenomeno, anche perchè i fondi per i risarcimenti non riescono a coprirli.
Altro aspetto citato e sviluppato è il fatto che dall'abbondanza di ungulati, si genera conseguentemente un altro problema: quello dell'espansione dei predatori, tra tutti il lupo.
Viste le inquietanti tendenze per il futuro, ossia ulteriore incremento degli ungulati, degli abbattimenti richiesti e soprattutto dei danni, unita alla inesorabile diminuzione del numero di cacciatori di cinghiale, la Regione ha predisposto delle linee guida che mirano sostanzialmente a ribaltare questa situazione in favore di un controllo faunistico efficiente sul territorio.
Tra questi punti c'è il recupero dell'immagine della caccia nei confronti della opinione pubblica e degli agricoltori, una migliore programmazione degli interventi di contenimento del danno (abbattimenti, catture, prevenzione), una maggiore definizione delle competenze e delle responsabilità e la previsione di interventi determinati in caso di mancato raggiungimento degli obbiettivi gestionali.
Inoltre occorrerà sostituire al concetto di densità massima sostenibile quello di danno massimo sostenibile: più facile da misurare. Due punti guida riguardano direttamente la specie cinghiale: la riduzione drastica della pratica di foraggiamento (disposizione che è in corso di applicazione) e lo studio di nuovi metodi e procedure per incrementare gli abbattimenti.