"Se la Regione Lazio ha intenzione di chiudere la caccia per dare modo al presidente Zingaretti di contare sul sostegno di quattro grillini, si accomodi pure. Sappia, però, che da oggi incontrerà ogni tipo di resistenza possibile da parte nostra". E' quanto scrive in una nota le associazioni venatorie del Lazio, segnalando un comportamento non più tollerabile da parte della Giunta regionale "fa e disfa confini, modi e tempi senza consultare minimamente il comitato tecnico faunistico-venatorio".
"Andando in ordine sparso - scrivono Fidc, Anuu, Enalcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia, Italcaccia, Eps e Arcicaccia - ripercorrendo le vessazioni subite dai cacciatori - , la Regione Lazio ha modificato - allargandoli - i confini di due aree protette regionali con una delibera carbonara, emanata cioè senza confrontarsi minimamente con le componenti agricole e venatorie, il tutto senza tener conto di quanto previsto dalla legge nazionale, che prescrive il territorio agro-silvo-pastorale da inibire all'attività venatoria debba essere compreso fra il 20 e il 30% della superficie totale disponibile. Sempre la Regione ha inoltre modificato alcuni aspetti sostanziali della legge regionale 17 del 1995 - che regola il prelievo venatorio nel Lazio - senza, anche in questo caso, convocare il comitato tecnico faunistico-venatorio. Lo stesso comitato, cui la legge quadro attribuisce ruolo di controllo sull'applicazione della legge stessa, non è convocato da quasi un anno malgrado siano intervenute novità e modifiche di vario genere in materia: anzi, la Regione ci ha chiesto, ormai otto mesi fa, i nomi dei nuovi componenti del comitato che è andato in scadenza e necessita, per tanto, di essere rinnovato, senza però dare seguito a quanto annunciato. E ancora: sono ben due anni che non si svolgono gli esami per l'abilitazione all'esercizio venatorio nella Regione Lazio, con la conseguenza che i giovani non possono più prendere la licenza facendo così venir meno il ricambio generazionale oltre al danno erariale dovuto al mancato introito della tassa governativa regionale e, non ultima, l’interruzione di pubblico servizio".
"Per tutte queste considerazioni - chiudono le associazioni laziali - annunciamo, da subito, azioni eclatanti nei confronti della Regione, senza escludere la possibilità di uno sciopero delle doppiette per lasciare il presidente Zingaretti e i suoi amici in compagnia dei cinghiali "a cinque stelle", nonché rinunciare a pagare le tasse di concessione regionali per la prossima stagione, facendo mancare 3 milioni e mezzo di euro alle casse della Regione e parlando così alla politica - e alle istituzioni - con l'unico linguaggio che conoscono e che davvero importa loro: quello dei soldi.