In Emilia Romagna il Piano faunistico venatorio regionale 2018 - 2023, approda al Consiglio regionale. “Di durata quinquennale, è il primo Piano con valenza sull’intero territorio regionale – ha spiegato il relatore di maggioranza Mirco Bagnari – ragione per cui, oltre che per la molteplicità di soggetti coinvolti e di interessi da contemperare, è complesso e composito e sarà efficace nella misura in cui riuscirà a mettere in sinergia l’attività di tutte le componenti interessate. La Regione ha competenze di indirizzo e controllo, mentre le funzioni gestionali sono in capo ai tanti soggetti presenti nel territorio (ambiti territoriali di caccia, aziende faunistico venatorie, polizia provinciale, etc)”.
“Il Piano – ha precisato Bagnari – prende le mosse dall’analisi delle specie faunistiche presenti in Emilia-Romagna e della loro distribuzione sul territorio (Carta delle vocazioni faunistiche) per definire unità territoriali omogenee a seconda dei livelli di concentrazione delle varie specie (protette, non protette ma non impattanti, non protette e impattanti) e delle peculiarità dei vari ambienti”.
“Per quanto riguarda le specie non protette e impattanti (ungulati in testa), il Piano, a seconda della numerosità dei capi e dell’incidenza dei danni causati, compresi gli incidenti stradali, elenca gli interventi di prevenzione e di controllo, con l’introduzione di significative misure sperimentali. Inoltre, prende in esame i dati della popolazione venatoria, dai quali emerge come i cacciatori siano sempre meno numerosi e sempre più anziani”.
“L’ultima parte del Piano, infine, concerne la riorganizzazione degli istituti faunistici con finalità pubblica e privata, con particolare attenzione, per quanto riguarda quelli a finalità privata, agli Ambiti territoriali di caccia (Atc), data la peculiare funzione di gestione venatoria nel territorio. Importante – ha concluso il relatore – l’appendice riguardante la gestione del lupo e degli ibridi, il cui controllo passa attraverso monitoraggio e prevenzione”.
Il relatore di minoranza, Massimiliano Pompignoli (Ln), ha ravvisato, nella stesura del Piano, una filosofia che in taluni interventi previsti “ha finito per contrapporre gli interessi degli agricoltori e quelli dei cacciatori, quando, invece, a suo avviso, una gestione venatoria efficace va a vantaggio dell’attività agricola e la collaborazione tra cacciatori e agricoltori è la chiave per gestire in modo efficace l’ecosistema regionale”.
Inoltre, ha invitato la Regione a “contrastare, a partire da una revisione dei costi dell’attività venatoria, il preoccupante calo del numero dei cacciatori, peraltro sempre più anziani, dato che la difesa dell’ambiente passa anche attraverso la caccia”.
Per quanto concerne gli Atc, il consigliere ha sollecitato “una riduzione del loro numero, anche per addivenire a una maggiore omogeneità nella gestione faunistica e nella raccolta dei dati”. Sulla gestione del lupo, ha rilevato come la Regione “stia agendo in modo troppo morbido, tanto che la Lega intende presentare proposte per il contrasto agli ibridi che parta da un monitoraggio attento, passi attraverso misure concrete di prevenzione e arrivi anche a interventi di abbattimento nonché di risarcimento rapido e integrale per i pastori e gli allevatori colpiti da predazioni”.
Infine, ha invitato la Giunta a “mettere mano alla riforma della legge regionale sulla caccia (la n. 8/1994), vecchia di 20 anni, la cui revisione avrebbe dovuto precedere il Piano”.