Il “Documento” sugli indirizzi di Piano Faunistico Venatorio Regionale circolante da settimane, rimane ad oggi ancora privo di una precisa paternità. Non pochi elementi riconducono tuttavia l’elaborato al “frutto” di alcuni ambienti regionali che prefigurano con i contenuti ormai noti, una precisa idea del futuro faunistico venatorio in quella che fu, una Regione, tra le più virtuose a livello nazionale. La parola definitiva sul NO a quelle scellerate proposte l’ha messa, senza se e senza ma, il Presidente Rossi nell’ultimo incontro tenutosi presso la Presidenza Regionale. Ad oggi, rimaniamo in attesa di conoscere i tempi di convocazione e la composizione della commissione, con i rappresentanti degli ATC, del mondo venatorio ed agricolo che dovrà predisporre un protocollo d’intesa sul percorso di governo futuro per la caccia in Toscana. Come più volte da noi sottolineato, uno dei punti più urgenti e fondamentali da affrontare, rimane quello del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale. Il PFVR infatti, rappresenta lo strumento principe attraverso il quale potranno essere reimpostate tutte le strategie gestionali e con esse il ruolo insostituibile degli istituti faunistici pubblici e privati e delle aree protette. Nessun problema potrà essere affrontato, gestione degli ungulati compresa, se non saremo capaci di ripartire da una lettura attuale del territorio per impostare le scelte future. Anche il ruolo degli istituti privati pertanto, assume un rilievo di grande importanza; oggi infatti per le Aziende Faunistico Venatorie la legge delega oltre ad un prelievo pianificato, il compito di contribuire al mantenimento della conservazione faunistica attraverso buone pratiche gestionali, finalizzate alla salvaguardia di un bene comune quale appunto la fauna selvatica.
Nessuna demonizzazione quindi verso coloro che nel rispetto dei vincoli di legge, contribuiscono seppur dal fronte privato, alla produzione e mantenimento di ambiente e di fauna selvatica di qualità. La stessa normativa nazionale, ma anche le leggi regionali, hanno da tempo stabilito la positività di un connubio tra i legittimi attori e gestori del territorio nell’interesse generale della collettività. L’ Ente Produttori Selvaggina (EPS) è tra le associazioni sicuramente oggi più impegnate, partendo da un suo ammodernamento e rafforzamento organizzativo, a raccogliere la sfida della qualità per estendere le funzioni di questi importanti istituti, al comparto ambientale, culturale, cinofilo, turistico e delle produzioni di qualità.
Tutte tematiche, che dovranno essere al pari di altre ricondotte ad una discussione di merito e tecnicamente approfondita, nei prossimi appuntamenti che vedranno la Confederazione Cacciatori Toscani fortemente impegnata. Così l’obiettivo della qualità e della nuova multifunzionalità dell’impresa, potranno generare opportunità senza entrare in contrasto con il ruolo degli enti preposti alla gestione del Territorio a Caccia Programmata (ATC).
Gli estensori del documento tanto discusso, non hanno valutato pertanto di fare un cattivo servizio alle Aziende Faunistico Venatorie stesse. Un cattivo servizio per i concessionari che sono ben consapevoli del ruolo a loro attribuito, e che non sentono certo il bisogno di invadere il campo di altri. Per quanto ci compete, dedicheremo i nostri sforzi per ristabilire l’ordine delle cose evitando di cadere nell’ennesimo conflitto costruito ad arte da chi pensa di uscire dalle secche in cui da tempo siamo giunti con colpi di mano funzionali ad un disegno per noi incompatibile.
Confederazione Cacciatori Toscani