Durante la seduta del 27 novembre il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato la legge Semplificazione con alcuni emendamenti che riguardano direttamente la caccia. "Meno burocrazia e procedure più semplici per i cacciatori lombardi" si legge in una nota della Regione che elenca le numerose modifiche alle regole venatorie.
Con gli emendamenti alla legge semplificazione si è proceduto infatti a togliere il limite delle 55 giornate di caccia massime annuali; stabilire il censimento a carico degli atc e validato dalla polizia provinciale; semplificare le norme di funzionamento degli Atc per evitare situazioni di stallo (con il voto del presidente che vale doppio); chiarire il concetto di residenza venatoria; semplificare le norme di calcolo delle distanze tra capanni ed edifici; ampliare il periodo caccia alla volpe; inserire il divieto di svolgere più di due mandati per i consiglieri nei comprensori alpini o negli ambiti di caccia per favorire il ricambio; chiarire le norme sull’annotazione sul tesserino dei capi abbattuti.
“Meno burocrazia e meno vincoli per i cacciatori che esercitano con responsabilità una attività fondamentale per l’ecosistema lombardo. Abbiamo ascoltato le richieste del mondo venatorio e degli enti deputati al controllo” ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi. L’assessore ha promosso poi un emendamento relativo all’obbligo di utilizzo dei capi colorati per chi pratica la caccia al cinghiale. Nell'esercizio della caccia al cinghiale nelle forme collettive della braccata, della girata e della battuta, sarà obbligatorio per tutti i partecipanti indossare giubbino con pettorale e dorsale di colori ad alta visibilità, nonché copricapo avente medesime caratteristiche.
“Volevo intervenire in difesa della sicurezza dei cacciatori. – ha aggiunto Rolfi - La caccia al cinghiale presenta una maggiore percentuale di rischio poiché si svolge in aree forestali a ridotta visibilità. Ci allineiamo quindi ad altre Regioni dove la caccia al cinghiale è maggiormente praticata e dove l’obbligo di indumenti ad alta visibilità era già in vigore”.