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News CacciaConferenza Bruxelles. Migratoria, i cacciatori alzano la voce giovedì 29 novembre 2018 | | Migratoria, i cacciatori alzano la voce
Dignità alla caccia e ai cacciatori. Al ruolo importantissimo che riveste l’attività venatoria, con le sue organizzazioni, nella produzione di dati scientifici e nel monitoraggio della fauna selvatica. Omogeneità nell’applicazione delle Direttive e nell’approccio alla gestione delle specie. Piu’ attenzione nella nuova Pac per gli habitat e a tutela della biodiversità. Queste le richieste all’Europa uscite dalla Conferenza La Caccia nell’Anno europeo del patrimonio culturale, organizzata dall'Eurodeputato leghista Giancarlo Scottà, membro dell'intergruppo biodiversità, caccia e ruralità, in collaborazione con la Face (rappresentata da Ludwig Willnegger, Segretario generale che ha coordinato gli interventi).
Il primo ad intervenire e ribadire l’importanza della caccia nel mantenimento e nella protezione delle specie, è stato Scottà, che per prima cosa ha portato i saluti del Sottosegretario all’Ambiente Vannia Gava, assente per impegni parlamentari. Nel messaggio della rappresentante ministeriale la volontà di tutelare il mondo venatorio, assicurando un’applicazione delle direttive adeguata agli scenari che mutano e evidenziando il ruolo dei cacciatori nel monitoraggio delle popolazioni, con particolare riguardo allo status degli uccelli migratori.
Scottà ha introdotto poi l’intervento dell’esperto italiano Andrea Favaretto, inanellatore Ispra della stazione del Monte Pizzoc, ponendo l’accento sull’importanza di portare dati scientifici confrontabili, grazie alla standardizzazione, come ha poi spiegato Favaretto, con tutte le altre stazioni di inanellamento. Dopo aver spiegato alcuni dei dati relativi agli ultimi 6 anni di inanellamento, messi in rete nella banca dati nazionale e in quella europea organizzata nell’archivio Euring, Favaretto ha evidenziato che il calo piu importante si registra nelle specie che frequentano gli ambienti agricoli: il 50% degli uccelli contro il 14% generale e che le specie cacciabili non risultano tra quelle minacciate se non in minima parte, evidenziando i veri motivi del declino: perdita di habitat, pratiche agricole insostenibili, cambiamenti climatici in primis.
Kathleen Vanhuyse, esperta scientifica dell'Associazione fiamminga dei cacciatori, si è soffermata sui problemi legati alla Pac. A partire dall’esperienza nella tutela della starna attuata grazie a diversi progetti coordinati dal mondo venatorio. “Stiamo lavorando per invertire la tendenza di calo numerico della specie” ha detto. “Con il Progetto fiammingo per la pernice abbiamo istituito 60 unità di gestione della selvaggina che si occupano della tutela della specie sul posto e collaborano con gli agricoltori e con le organizzazioni ambientali”. Risultato? La specie risulta essere in ripresa del 30% in queste aree. E con essa tutta la selvaggina nobile e migratoria. Con queste premesse, la rappresentante fiamminga ha evidenziato che con le attuali politiche della Pac la selvaggina non è tutelata e che anzi continua a diminuire. Per questo la nuova Pac dovrà necessariamente essere orientata verso la tutela della biodiversità costruendo habitat di qualità, che possano fornire cibo agli uccelli. Sulla nuova Pac secondo l’esponente fiamminga l’Europa deve dimostrare piu determinazione incentivando il raggiungimento di obbiettivi ambientali. Bisogna insomma finanziare gli agricoltori in modo che attuino misure concrete.
Anche Eric Sicard presidente dell’Ugdct (Unione girondini per la difesa della caccia tradizionale) ha sollevato il problema dell’impatto dell’agricoltura sugli uccelli insettivori. “Occorre utilizzare prodotti fitosanitari meno pericolosi, che non distruggano la filiera alimentare” ha detto. Ha poi incentrato il suo intervento sulla caccia tradizionale alle oche facendo presente che in Francia non è permessa nonostante i danni che causa. Sicard ha chiesto all’Europa (proponendo ai parlamentari Ue due istanze da rivolgere alla Commissione) un approccio piu razionale nel determinare la vulnerabilità delle specie oggetto di caccia. “Qual’è la stima di individui che fanno sì che una specie sia in vulnerabile e quale invece che la considera in buono stato di conservazione? ha detto”. Per la beccaccia per esempio si decide di ridurre arbitrariamente le quote di caccia, ha fatto notare Sicard, mentre per le oche non è permessa la deroga nonostante la specie conti un milione di individui.
Il Senatore Francesco Bruzzone, rimanendo sul tema del rispetto delle cacce tradizionali, ha subito posto l’attenzione sull’atteggiamento politico e antiscientifico dell’Ispra, segnalando che l’Italia su questi temi sta facendo una brutta figura in Europa perchè a livello istituzionale, ovvero al Ministero dell’Ambiente, si fanno prevalere posizioni anticaccia. “La parte sentimentale non deve intervenire su giudizi razionali della gestione del prelievo venatorio come invece accade” ha detto. Anzitutto sulle deroghe, che Ispra non permette, trovando una sponda nella Commissione Ue, nonostante le specie oggetto della richiesta (limitata su poche aree e su numeri di prelievo che possono essere considerati insignificanti - 1, 2 per cento della mortalità annua naturale- ), si trovino in uno stato di salute ottimo. “Ci vuole chiarezza dalla Commissione Ue” ha ribadito, invitando l’Istituzione in tal senso. Un atteggiamento, questo di Ispra, che si sta palesando soprattutto sulla partita della modifica dei KC della Direttiva Uccelli, per cui l’istituto italiano ha chiesto ulteriori restrizioni. “Gli uccelli migratori non conoscono confini. Dunque è ingiustificabile la differenza per esempio sul tordo bottaccio fra Italia e Francia di un mese 40 giorni”. Bruzzone ha poi concluso: “Chiediamo aiuto agli altri Paesi affinchè si raggiungano date omogenee. Non è pensabile che in questa Europa ci sia una gestione del prelievo differenziata basata su dati irrazionali che fanno sì che da noi la beccaccia, per esempio, nidifichi a Natale”. | Leggi tutte le news | |
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